“Come si spiega la situazione del Regno Unito?”
Risuonano ancora alle orecchie le parole e alla mente l’espressione con cui un giornalista inglese poneva l’interrogativo al premier italiano: una delle poche domande, in quella conferenza, che potevano davvero mettere in discussione la gestione epidemica di Draghi. La notizia che ne è scaturita si è mostrata in pochi trafiletti della carta stampata del giorno dopo: un presidente del Consiglio che fa spallucce, che risponde in ‘politichese’: “Troppi problemi in Italia per pensare anche al Regno Unito”, sipario chiuso. Forse è anche per una simile scena che l’Italia non splende per libertà d’informazione (al di là delle classifiche, sempre discutibili). Tante analisi raffinate monopolizzano i nostri talk show, poche domande vere rimbombano dal piccolo schermo ai salotti degli italiani, una delle quali può sembrare lapalissiana: “Con il governo dei migliori e con tutte queste restrizioni, state meglio di prima? Stiamo meglio degli altri Paesi o stiamo peggio?”
“Il peggioramento più visibile, oltre a quello economico – specifica a ‘Un Giorno Speciale’ la giornalista d’inchiesta e scrittrice Angela Camuso – sia il fatto che si sono persi proprio i valori della solidarietà, della comprensione, dell’aiuto reciproco, della fiducia tra le persone. Questo è il danno che stiamo facendo alle nuove generazioni. I ragazzi e i bambini che si stanno abituando all’isolamento“.
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