Per l’attuazione del Piano Nazionale di Assegnazione Frequenze è stata avviata la riorganizzazione progressiva con la ripartizione delle frequenze tra le emittenti italiane. Il processo avverrà per area geografica e finirà il 30 giugno 2022.
Il P.N.R.F. rappresenta un vero e proprio piano regolatore delle frequenze con l’obiettivo di verificare l’efficiente utilizzazione dello spettro radio, al fine di riorganizzare la risorsa spettrale tra i servizi di radio e di gestire al meglio gli eventuali contenziosi con i Paesi frontalieri.
Un argomento tecnico che per molti si ferma alla questione di risintonizzare i canali ma che, per chi lavora nelle emittenti e soprattutto in quelle piccole e medie, rappresenta un problema di cui è difficile comprendere a pieno le conseguenze.
“Adesso ci sarà la restrizione delle bande di trasmissione, le frequenze vengono sempre più ristrette per fare sempre meno spazio al pluralismo, alla libera informazione. Non solo, quelle presenti (le frequenze) non sono più di proprietà dei singoli ma sono di due o tre gruppi i quali poi, al prezzo che loro decidono di volta in volta, cercano di dartene una piccola porzione o addirittura nulla” cosi spiega Fabio Duranti nel suo intervento commentato da Massimo Mazzucco, direttore di Luogocomune.net.
“Se entra un ladro a casa tua e ti viene a rubare delle cose, tu subito denunci. Anche se questo accade in modo “mascherato”, l’istituzione che ha fatto si che il tuo portafoglio fosse più leggero è come se ti avesse rubato del denaro. Rubare denaro o far si che tu non lo possa guadagnare è sempre la stessa cosa.
Un paese come il nostro che sta arrivando alla soglia dei 6 milioni di poveri indigenti, e si prevede un incremento notevole nei prossimi mesi, questo significa che chi governa non è in grado di farlo.
Si accusano altri di cose che invece facciamo qui in patria. La censura ormai è diventata il cavallo il battaglia e si stanno usando dei metodi come quello di far sparire i mezzi di comunicazione. Adesso ci sarà la restrizione delle bande di trasmissione, le frequenze vengono sempre più ristrette per fare sempre meno spazio al pluralismo, alla libera informazione. Non solo, quelle presenti (le frequenze) non sono più di proprietà dei singoli ma sono di due o tre gruppi i quali poi, al prezzo che loro decidono di volta in volta, cercano di dartene una piccola porzione o addirittura nulla.
Questo sta accadendo a noi, sta accadendo alla televisione: i grandi gruppi si stanno accaparrando tutta la banda e gli altri rimangono “a piedi” per il cosiddetto refarming, che è una sottrazione di banda. Oggi dobbiamo chiedere banda agli altri e non solo questa diminuisce ma quello che ieri costava 20 oggi costa 30, 40, 50. Questo comporterà purtroppo la perdita dei posti di lavoro, perdita di informazione, perdita di pluralismo”.
L’informazione è un’altra delle armi a disposizione del potere, perché il potere l’ha comprata tutta. A noi stanno sempre di più restringendo i margini. Noi chiediamo, infatti, alla gente di aiutarci sia con le donazioni sul sito ma anche con l’attenzione che prestano a noi.
Nei paesi dove esiste democrazia con i mezzi di comunicazione si instaurano partnership, non c’è bisogno di comprare. Se vuoi comprare significa che vuoi dominare, non vuoi collaborare”.
“Questa situazione mi sembra a senso unico e quasi irreversibile. La restrizione dei canali è una cosa “ad imbuto”: siamo sempre più stretti.
A proposito di censura: io avevo fatto la versione francese del mio film “Cancro: le cure proibite”, l’ho caricata su YouTube e adesso me l’hanno tolta perché, di colpo, è diventata medical disinformation. Quindi la gente non ha neanche più il diritto di conoscere le cure alternative del cancro. Questa è una cosa vergognosa”.
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