Sul conflitto in Ucraina c’è attualmente in Italia una maggioranza silenziosa di cui le posizioni raramente vengono valorizzate su media e talk show. E parliamo di una maggioranza a dir poco bulgara, perché seppur il 90% delle persone non si può dire esplicitamente “contrario” all’invio di armi da parte nostra, ha invece tutta la preoccupazione del caso e la contrarietà ad un’eventuale estensione del conflitto.
Gli italiani, insomma, sono tutt’altro che interventisti: a rivelarlo un sondaggio a cadenza settimanale dell’Istituto Piepoli, un’indagine demoscopica che traccia un solco inesorabile tra l’opinione pubblica e l’agire politico nel Belpaese, più precisamente “Il 90% degli italiani adulti si dichiara preoccupato, l’80% dichiara di avere paura”.
E qual è la voce su cui invece c’è più consenso? A rivelarla a ‘Lavori in Corso’ il vicedirettore Amadori: “La voce su cui c’è maggiore consenso è quella che vorrebbe l’Italia dialogante con la Russia: 2/3 circa, il 66%”.
Altro che interventismo e sacrificio; ma quale filoatlantismo. La situazione in Italia è molto più variegata di quanto non si vorrebbe far credere nelle prime pagine.
“L’Italia è il paese delle sfumature, per questo siamo così bravi nel campo della cucina e della moda: sappiamo valorizzare le sfumature”.
Il tutto con buona pace dell’establishment politico, che magari avrebbe voluto un’opinione pubblica più tinta di gialloblù (ricordiamo che nessun partito di maggioranza ha posizioni critiche nei confronti del patto Nord Atlantico).
E per quanto riguarda l’invio di armi quanti sono effettivamente favorevoli?
“Non superano il terzo della popolazione”.
A mostrare il dato demoscopico è direttamente il vicedirettore dell’Istituto Piepoli: “Le mie posizioni sarebbero anche interventiste”, dice, “ma la verità è che l’opinione pubblica sulla guerra in Ucraina è frammentata. E va bene così”.
Scopriamo di più nell’intervista di Stefano Molinari.
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