L’Italia ai tempi del Covid è anche il paese degli obblighi surrettizi, non proclamati de iure ma imposti de facto. Lo si è visto in modo palese negli scorsi mesi (prima del decreto su over 50 e alcune categorie di lavoratori) con i vaccini anti Covid, inoculati in modo forzoso ma senza un provvedimento formale che sancisse la costrizione. A portare le persone verso gli hub vaccinali è stata l’introduzione di una certificazione, il Green Pass, ottenibile grazie all’iniezione e necessaria per accedere ai luoghi della vita sociale.
Lo stesso meccanismo intrinsecamente ipocrita è stato applicato, prima ancora dei sieri, sui medici italiani alle prese con le cure all’infezione. È storia arci-nota che i protocolli del Ministero della Salute raccomandino sin dalla primavera del 2020 la combo tachipirina e vigile attesa per i pazienti sintomatici. Un trattamento che la storia sembra aver già condannato a favore di cure domiciliari che nella pratica si sono dimostrate sicure ed efficaci. Nessun obbligo, all’apparenza, sulla prescrizione di determinate terapie. Solo quella raccomandazione che in concreto rappresenta una sudditanza per i camici bianchi, chiamati ad attenersi alle regole per evitare ritorsioni da parte dei piani alti. Così è stato eretto una sorta di totem incarnato da protocolli che i medici devono rispettare lavorando un po’ come robot.
La spiegazione in diretta del dottor Andrea Stramezzi, intervenuto ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich a Un Giorno Speciale.
“Perché le autorità sanitarie non cambiano i protocolli? Già mi chiedono perché esistano i protocolli, ogni paziente andrebbe visitato e capito. Invece qui stiamo andando avanti con dei robot. I medici non solo passano ore davanti al computer a fare burocrazia e si lamentano giustamente. Scrivono ricette, riempiono moduli: è una cosa folle. Non c’è un obbligo vero, ma è un po’ come la storia dei vaccini. Puoi benissimo non seguire la strada dei vaccini, però rischi determinate conseguenze come non poter entrare in banca, negli alberghi, alla posta.
Diciamo che i medici sono obbligati a seguire le linee guida, nel senso che se non le seguono possono prendersi delle cause, essere licenziati. Qual è il vero problema? Che per cambiare delle linee guida ci vogliono vari studi in doppio cieco. Quindi noi dovremmo prendere mille casi di positivi sintomatici e metterli in un primo gruppo. Altri mille casi di positivi sintomatici da mettere in un gruppo di controllo. Al primo gruppo dare, ad esempio, l’eparina e all’altro gruppo no. Poi bisogna stare a guardare se nell’altro gruppo muoiono tutti e mille. Voi capite che è una follia per una persona in pericolo di morte?”.
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