L’offensiva russa in Ucraina si intensifica. Nelle città ucraine cinte d’assedio risuonano gli echi dell’artiglieria russa. La narrazione della guerra nasconde però insidie e facili semplificazioni. La necessità della forma narrativa del racconto bellico comporta per sua stessa natura un processo semplificatorio. La ricostruzione del conflitto assume allora i connotati dello storytelling basato su una struttura binaria e manichea, una divisione tra buoni e cattivi priva di reale profondità.
Il prof. Alberto Contri, esperto massmediologo, si interroga allora sul racconto mainstream del conflitto in Ucraina: “Chi sono qui i cattivi?”. Prendendo le mosse da un articolo del 2014 della Stampa, Duranti sottolinea come la narrazione mediatica sia stata rapidamente capovolta, rispetto alla complessità di una guerra dalle dinamiche opache, in un sistema duale che distingue senza mezzi i termini i giusti della Storia e i loro nemici: “Questo dimostra come la stampa sia ondivaga. Come vada dalla parte di chi gli fa comodo o finanzia, non c’è più un giornalismo veramente indipendente”. Ma nello scontro armato e nelle sfumature infinite della realtà, chi può dirsi sempre senza macchia?
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