Storia di una censura, forse “anche peggio” come ci racconta Francesco Amodeo in diretta. Tutto si consuma negli studi di La7 dove il giornalista è ospite nella penultima puntata di “Non è l’Arena”. In quell’occasione il conduttore Massimo Giletti si trova a Odessa, impegnato a raccontare il conflitto ucraino direttamente sul campo. Ad animare il dibattito in prima serata, insieme ad Amodeo, Luca Telese e la rappresentante della Chiesa ucraina di Santa Sofia Lesia Romaniv. Insomma, gli ingredienti ci sono tutti per assistere a quello che poi sarebbe avvenuto: un tre contro uno in pieno stile mainstream, sulla falsariga di quanto accadeva fino a un mese fa con Covid e vaccini.
Il risultato è una gazzarra tutta sfavorevole a chi aveva impugnato il telecomando per sentire anche l’altra campana della guerra Ucraina-Russia. Interrotto e zittito in diretta Tv, l’autore di una pesante inchiesta sul “Perché il conflitto è Nato” non ha potuto argomentare le proprie tesi. Amodeo infatti avrebbe raccontato delle ingerenze degli Stati Uniti nella storia recente del Paese attualmente invaso, degli interessi nascosti dalle stelle e dalle strisce, dei legami con la parte più estremista delle forze armate ucraine.
Invece è rimasto tutto nel silenzio. E quando Amodeo ha avuto contatti con la redazione del programma per una nuova ospitata nella puntata successiva (andata in onda la scorsa domenica) la censura si è completata. I retroscena li ha raccontati il diretto interessato a Un Giorno Speciale, con Fabio Duranti e Francesco Vergovich.
“Quello a cui abbiamo assistito con la mia partecipazione a “Non è l’arena” forse è anche peggio della censura. La censura in qualche caso può anche essere fatta passare come un non ti conosco, non so chi sei, che cosa fai, quindi semplicemente ti ignoro. Ma dal momento che mi inviti in una trasmissione e io vengo come giornalista di inchiesta che ha appena ultimato un’inchiesta dal titolo pesante – Perché il conflitto è Nato – per portarti le prove documentate di tutte quelle che sono state le provocazioni della Nato e degli Stati Uniti… Tu invece mi vuoi far parlare di Franzoni e vuoi farmi dire che i neofascisti sono pro Putin o sono pro vax, mi metti Telese contro che va a leggere i commenti dei miei followers, allora stai veramente svilendo il mio lavoro. E stai anche rispettando poco i tuoi telespettatori.
C’è un mio collega che racconta soltanto una versione dei fatti, quel Maistrouk che parla dalla sua stanzetta in Ucraina. Ho chiesto alla redazione un confronto diretto con questa persona. Siamo due colleghi, abbiamo una versione diametralmente opposta: proviamo a confrontarci, in modo che poi gli italiani sentendo due campane dello stesso evento potranno poi farsi una propria idea in piena autonomia. Sono state centinaia le mail di persone che chiedevano un confronto con questo giornalista ucraino, tra l’altro una persona molto arrogante. Inizialmente la telefonata della redazione era arrivata e sarei dovuto tornare domenica scorsa in trasmissione. Dopodiché mi hanno liquidato con un messaggio”.
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