La meraviglia è nei confronti di chi, a Roma, si meraviglia. Non è questione di gol annullati – qui e non altrove, seppure le dinamiche appaiano simili, vedi Venezia – Napoli più di Inter – Milan – da una parte sì e da altre no; il focus della questione è oltre e al di là dei torti arbitrali: è culturale, nell’accezione che ognuno può e vuole dare al termine.
Nicolò Zaniolo è un target, un obiettivo quasi fosforescente, più che lampeggiante, per una geopolitica giornalistica e anche istituzionale, visto che il CT della Nazionale femminile di calcio può essere definito una figura che rappresenta le istituzioni, quantomeno a livello sportivo. La signora Bertolini peraltro non l’abbiamo sentita prendere parola in occasione di direttori di gara presi per le orecchie o di schiaffi dati da calciatori a dirigenti avversari.
Non risulta, ma soprattutto non risulta che in quei casi abbiano trovato interessante domandarglielo. Abbiamo visto e letto dell’arbitro Serra bullizzato da Rebic del Milan e poi in lacrime nello spogliatoio per il “misfatto” compiuto. Secondo chi scrive è molto più grave di un – Che cazzo fischi? – pronunciato a caldo, seppur reiteratamente.
Sono tutte cose che a Roma abbiamo vissuto con Totti e che l’ex capitano romanista ha saputo prima rintuzzare e poi sublimare con la sua grandezza tecnica e con la sua autoironia. Con Zaniolo – senza che nessuno sospetti accostamenti indebiti è prematuri da ogni punto di vista – la dinamica è simile, ma dal punto di vista sociologico ancora più interessante e lampante: lui non è romano, ma ugualmente rappresenta la Roma, con una appartenenza quasi d’altri tempi, esibita con naturalezza.
Premesso che chi consiglia in buona fede a un ventiduenne di gestire sempre meglio la sua tenuta comportamentale dice una cosa ovviamente saggia, prende corpo una sensazione, a livello nazionale, ossia che molti di quelli che si prununciano su di lui non siano “innocenti”, nel senso che il tempismo con cui commentano ogni suo cartellino giallo e la maniera in cui montano ogni volta un caso fa pensare una cosa: alla maggior parte di quelli che puntano il dito contro Zaniolo non interessa che cambi comportamento, ma che cambi maglia.
PROF. PAOLO MARCACCI
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