Difficile spiegare ma il calcio non tradisce. L’Inter avrebbe meritato di più per generosità, per l’occasione di Calhanoglu e il suo tiro finito contro la traversa, per la supremazia territoriale ma il Liverpool ha infine presentato le credenziali, quelle di una squadra superiore per cinismo e qualità tecnica sulla quale Klopp ha costruito un disegno tattico quasi perfetto.
Due gol per riassumere la partita che non è stata bella perché frenata dalla stanchezza che ha preso i muscoli e la testa dei calciatori e anche da un certo timore di prendere un gol alla prima distrazione. Sul gol di Firmino è stato negativo il tempo di reazione di Handanovic già protagonista passivo in altre situazioni analoghe, il raddoppio di Salah ha chiuso i sogni e i progetti interisti. Perisic, come aveva previsto Klopp, è stato il migliuore dei nerazzurri, il più pericoloso, il più presente. Non così si può e si deve scrivere di Lautaro quasi inesistente e nervoso, Dzeko ha lavorato ma ha fatto i conti con Virgil Van Dijk e il resto del muro difensivo del Liverpool, l’assenza di Barella è alibi precario, Vidal ha avuto fasi chiare ad altre confuse, come Calhanoglu mentre sulla fascia di destra Dumfries mai è entrato in gioco, anzi consentendo agli avversari spazio e tempo per ragionare.
Allison non ha dovuto effettuare alcun intervento decisivo, Handanovic ha sbagliato e l’Inter è stata punita. La regola del gol in trasferta è stata per fortuna abolita ma il ritorno a Liverpool mi sembra una mission impossible.
Tony Damascelli
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