In data 31 gennaio 2022 così leggiamo sul quotidiano Il Giornale: “Scatta l’allarme delle Regioni. Speranza vuole fare tagli sulla sanità”. Se questa notizia fosse confermata e se dunque realmente il governo volesse fare tagli sulla sanità, vi sarebbero ulteriori elementi elementi di riflessione.
Come è possibile che i pretoriani del libero mercato, i cantori dell’eterno ritorno del mercato cosmopolitico, i cultori delle privatizzazione senza frontiere vadano ripetendo che la salute è la cosa più importante, poi contravvenendo questo asserto, procedano con tagli alla sanità pubblica, nel ridimensionamento dei fondi destinati al servizio nazionale, nella chiusura di strutture ospedaliere e nella rimozione di posti di lavoro nel comparto sanitario?
Se ci dite che la salute è tanto importante perché mai poi procedete in direzione ostinata e contraria, ridimensionandone ogni volta la portata. Perché se la salute è la cosa più importante, procedete nella dimensione di un suo ridimensionamento ininterrotto? Non state forse contraddicendo quotidianamente con i gesti le vostre parole?
Forse l’aporia potrebbe trovare soluzione se impostassimo il problema in questa maniera. Per gli aedi del libero mercato senza frontiere la salute è la cosa più importante solo allorché si tratta di comprimere le libertà e diritti. Non è infatti vero che per ogni libertà limitata la giustificazione era sempre la stessa? La salute viene prima di tutto e dunque viene prima dei diritti e delle libertà. Quando si tratta di finanziare la sanità pubblica, cioè potenziare le strutture ospedaliere e il comparto medico, la salute cessa di essere la cosa più importante.
Gli armigeri dell’ordine neoliberale sono gli stessi che nella plancia di comando nei vent’anni precedenti hanno operato come se la salute fosse la cose meno importante, tagliando i fondi, rimuovendo gli spazi e i servizi, agendo come se la salute fosse la cosa meno importante.
Ciò che trova conferma di questo allarmante annuncio, la possibilità di ulteriori tagli sulla sanità, sono i soldi del cosiddetto recovery fund. Di quei denari la massima parta era destinata alla digitalizzazione, green economy e alla questione di genere. La minima parte alla sanità pubblica.
Insomma l’aporia sembra evidente e forse dovrebbe essere elemento di risveglio dal lockdown cognitivo per tutti coloro i quali ancora alloggiano nello spazio della dogmatica dominante. Siamo davvero sicuri che per gli aedi del libero mercato la nostra salute conti qualcosa? Non dobbiamo forse principiare a pensare che essi usino la formula, la salute viene prima di tutto, per giustificare la compressione delle libertà e del diritto, per afferma la rimodulazione verticistica del capitalismo.
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