Prendetevi cinque minuti e provate a mettervi nei panni di un genitore in una classica famiglia italiana: marito/moglie, due figli e animale domestico al seguito. Come spesso accade, in essa solo una persona porta a casa uno stipendio stabile con il quale dovrebbe soddisfare tutte le esigenze che sorgono. Purtroppo a qualcosa bisogna pur rinunciare per far quadrare i conti. È così in tempi convenzionali, in quei casi sempre più rari di non emergenza. Lo è ancora di più adesso, in cui dall’interno subiamo l’aumento dei prezzi di ogni bene e dall’esterno assistiamo a una guerra in Ucraina che potrebbe peggiorare le cose. Quella famiglia, dunque, si ritroverà a tagliare le spese superflue, magari destinate alle attività ricreative dei figli o ai piaceri dei coniugi.
Fino a qui la perdita è contenibile. Tuttavia l’aspetto più brutale è un altro, che nulla ha a che fare con il caro bollette o con il conflitto a Est. L’unico genitore che occupa un posto di lavoro dal 15 febbraio potrebbe essere stato sospeso dall’incarico per aver esercitato la propria libertà di scelta sul proprio corpo. Un papà o una mamma non vaccinato/a che si sono visti calare dall’alto la tagliola dell’obbligo e per qualsivoglia motivo non sono stati disposti ad accettarlo. Il prezzo da pagare è molto più alto degli altri costi che rientrano nella spesa familiare: la perdita dello stipendio, l’assenza di sostentamento per vivere, il senso di impotenza davanti ai propri cari.
Una forte contrarietà all’obbligo vaccinale e alle conseguenze che comporta per chi non lo rispetta è stata manifestata in diretta dal dottor Andrea Stramezzi. Ecco il suo intervento ai microfoni di Fabio Duranti a Un Giorno Speciale, con Francesco Vergovich.
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