Alla fine degli anni ’70, quando l’Italia era arrivata ad essere la settima potenza mondiale, il risparmio medio sul reddito familiare era pari a circa il 25%. Quattro decadi dopo grazie alla salvifica entrata nell’euro, quel tasso era inferiore al 2,5%. Solo che se si spiegassero così le cose alla gente, questa rischierebbe di capire l’inganno. Ecco che allora si indottrinano le nuove generazioni con racconti della “liretta”, di un’epoca nella quale l’inflazione era a due cifre, si viveva al di sopra delle proprie possibilità.
Dagli anni ’90 almeno noi abbiamo fatto avanzo primario, cioè abbiamo speso di meno di quanto abbiamo incassato con le tasse. Quindi abbiamo alzato le entrate e abbiamo ridotto la spesa pubblica. E siamo stati i più virtuosi del mondo occidentale a farlo. Ma non è bastato. E non è bastato perché siamo avviluppati in un mondo che ha portato alla distruzione del risparmio italiano e della casa.
Per capire la ricchezza di un Paese il dato reale è quanto quel Paese risparmia. Con l’infangata liretta e attraverso le nostre esportazioni, quando noi avevamo rispetto per gli imprenditori italiani, eravamo uno dei Paesi più ricchi al mondo. Abbiamo distrutto di dieci volte la nostra capacità di risparmio.
Malvezzi Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi
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