Chi l’ha detto che la politica può agire con questo potere in decisioni di ambito medico?
E’ questa la domanda che esemplifica al massimo l’intervento odierno del filosofo Giorgio Agamben in un’audizione organizzata a Palazzo Madama per approfondire su “Obblighi vaccinali e rafforzamento certificazioni verdi Covid-19”. Un discorso sulla falsariga dei precedenti nei quali pure l’intellettuale aveva confermato il suo scetticismo circa misure che sembrerebbero sanitarie solo in apparenza. Questo perché non ci sarebbe motivo di negare la permanenza nei luoghi pubblici al chiuso – anche in zona bianca – a chi si sottopone a tampone, mentre nel frattempo centinaia di vaccinati “che dopo due mesi dall’inoculazione sono nella stessa condizione dei non vaccinati” varcano le porte girevoli della società senza alcuna inibizione.
Ma il discorso di Agamben è ben più profondo delle semplici discussioni sanitarie: anche ammesso che tutte queste misure funzionino per una malattia che, come ricordato da Giorgio Palù (AIFA) ha un tasso di letalità dello 0,2%, come non notare il prezzo spaventoso di queste restrizioni, con una parte della società letteralmente tagliata fuori dalla vita pubblica? Provvedimenti che inibiscono una libera scelta, portano il giudizio di un’intera categoria – tutt’altro che omogenea – sulla falsariga degli appestati. Appestati che, secondo Agamben, “ricordano molto i non-ariani”.
Ecco il suo intervento al Senato.
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