Pubblica amministrazione: addio allo smart working. Il cambio di marcia annunciato dal ministro Renato Brunetta dovrebbe materializzarsi a stretto giro di posta.
Si torna al passato, almeno questo è l’auspicio dei vertici governativi, con i dipendenti pubblici nuovamente impegnati in sede. Una svolta che, secondo le proiezioni ipotizzate dallo staff di Palazzo Vidoni, potrebbe seriamente portare ad una crescita rilevante del PIL. A più riprese, nel corso di alcune interviste rilasciate ai principali organi di stampa, lo stesso Brunetta aveva paventato questa opportunità.
Nel frattempo il Governo ha avviato un fitto dialogo con i sindacati del settore interessato. Il tema sta stimolando dibattiti, con opposte correnti di pensiero più che mai agguerrite, dominanti in vari contesti. Basti pensare ai numerosi duelli televisivi e radiofonici, senza dimenticare gli approfondimenti apparsi sui giornali cartacei e nel mondo del web.
A ‘Lavori in Corso’ Stefano Molinari ha interpellato il sindacalista e saggista Savino Balzano, autore del libro “Contro lo Smart Working”.
“Il tema è spinoso e divisivo. Qualcuno esulta per questa decisione, qualcuno meno. Io credo che lo smart working nella pubblica amministrazione, a dispetto di come sia stato proclamato, non abbia funzionato come avrebbe dovuto. Non ha funzionato non per la ricetta e per la soluzione proposta da Pietro Ichino. Ci tengo a sottolineare la figura di questo professore organico al Partito Democratico che ha dichiarato, qualche mese fa, che lo smart working nella pubblica amministrazione significa vacanza. Stiamo parlando dello stesso Professore laburista che propone di licenziare coloro i quali non si sottopongono alla vaccinazione. Ecco, non è per questo motivo che lo smart working nella pubblica amministrazione non funziona“.
“La produttività si misura sia in base al lavoro delle persone, sia in base alle infrastrutture e agli strumenti di lavoro. Non più di qualche giorno fa stavamo commentando il disastro in Regione Lazio a seguito dell’attacco hacker. Poi però andavi ad analizzare un attimo chi era l’addetto alla sicurezza della Regione e probabilmente ti rendevi conto che il problema era di natura infrastrutturale. Noi, anche nella pubblica amministrazione, abbiamo una produttività da lavoro e una produttività da capitale, anche nella pubblica amministrazione. E siccome veniamo da anni e anni di austerità, frutto anche dell’imposizione dei tagli unilineari che provengono da Bruxelles, è chiaro che questo incide anche sulla capacità della P.A. di portare a casa risultati positivi, soprattutto in regime di smart working“.
“Dipende dal tipo di smart working. Uno smart working di un paio di giorni a settimana, che risponde all’esigenza di far coincidere i tempi vita-lavoro, può essere uno strumento positivo se tutelato e garantito. Nella pubblica amministrazione, ad esempio, un paio di giorni a settimana potrebbero essere una soluzione. Portare avanti pratiche di sfruttamento, più semplice nel privato, risulta più complicato nel settore pubblico. Purtroppo il pubblico si muove sulla scia del privato, noi invece dovremmo cercare di invertire la tendenza trovando un equilibrio di tutela tra i due mondi“.
“In realtà anche il lavoro nella pubblica amministrazione è organizzato per gerarchie. Un lavoratore avrà un responsabile e dovrà rispondere a lui del suo operato. Il responsabile ha i poteri per intervenire e per aprire procedimenti disciplinari ai sensi di quanto stabilisce la legge e di quanto stabiliscono i contratti collettivi. Da questo punto di vista, ad esempio, il sindacato dovrebbe avere un approccio serio. Quindi non dovrebbe provare a proteggere sempre e comunque tutti, ma soltanto chi merita la protezione. Allo stesso tempo invito a non cadere nel tranello di chi prova a buttarci fumo negli occhi facendo credere che nella pubblica amministrazione le cose non vanno perché ci sono i fannulloni. Nel pubblico ci sono tantissimi lavoratori seri. Il problema è che spesso questi sono provvisti di strumenti assolutamente inadeguati. Andate negli uffici e guardate con quali computer e quali strumenti i cittadini lavorano nella pubblica amministrazione. I fannulloni, invece, vanno assolutamente puniti“.
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