Cosa fa più danni: una scienza che non lascia spazio al dibattito o un’informazione che ne fa da cassa di risonanza? Di certo l’effetto combinato tra i due fenomeni non fa altro che imporre il pensiero unico, la narrazione dominante che vorrebbe impedire di pensare altrimenti.
L’emergenza scattata a inizio 2020 ha progressivamente eliminato la possibilità di discussione. La logica con la quale promuovono questo tipo di processo è che non ci sarebbe tempo per il confronto in periodi di crisi pandemica: bisogna agire in fretta, se necessario scavalcando anche principi della Costituzione e libertà individuali.
Così ha argomentato sul tema il giornalista Antonio Amorosi, ospite in diretta di Fabio Duranti e Francesco Vergovich. Ecco l’intervento di Amorosi a Un Giorno Speciale.
“Nel momento in cui scatta un processo emergenziale non c’è più l’opzione del dialogo, non c’è più la discussione: siamo in uno stato di guerra, però questo stato di guerra non è poi supportato dalla documentazione.
Il problema fondamentale è l’informazione, non è neanche la scienza. La scienza è diventata da decenni una nuova religione nel momento in cui non si capisce come funziona il metodo scientifico.
Negli anni ’60 le persone morivano sul lavoro e non è che arrivava la magistratura o un ente che li salvava, non è accaduto. Le persone hanno cominciato a fare manifestazioni, a protestare, ci sono state manifestazioni molto aggressive, scontri. E si è arrivato poi a una serie di provvedimenti, di leggi che hanno ridotto le morti sul lavoro. Questi sono i meccanismi della democrazia: è storia”.
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