La campagna della pacificazione: potrebbe essere questo in poche parole il principale elemento di novità che sta cercando di portare dentro la politica il professor Enrico Michetti. Candidato a sindaco di Roma, l’avvocato ha accettato la sfida delle prossime Amministrative e ha intrapreso il viaggio tutto interno alla Capitale. Un’avventura che culminerà il prossimo autunno, quando si apriranno le urne e i romani sceglieranno il loro prossimo primo cittadino.
È questo il momento in cui la corsa entra nel vivo: vale per Michetti, come per i suoi “colleghi, non avversari”. Crescono di numero i comizi, le comparse nei media sono più frequenti, sale il livello della tensione. Ma in tutto questo trambusto, il candidato scelto dal centrodestra non ha intenzione di arrivare allo scontro perché “questo odio poi lavora contro la città. Poi i provvedimenti non vengono adottati e non perché ingiusti ma perché magari li ha proposti la parte avversa”.
Un “passo indietro” che, secondo il docente, la politica dovrebbe fare e che invece non fa il circuito mediatico non fa. Questa la spiegazione del Prof. Michetti ospite in studio con il direttore Ilario Di Giovambattista e Stefano Raucci.
“È un percorso meraviglioso perché entri nelle viscere della città, scopri sentimenti, sensazioni e vedi cose che da cittadino normale non vedi. E vedi che questa città è, per alcuni versi, turbata.
Sono stato alla stazione Tiburtina ieri e c’è un clima di degrado che, purtroppo, è insostenibile. Per fortuna che oggi mi hanno detto che l’attuale amministrazione ha provveduto a fare un’attività di contrasto a questo. Un plauso all’amministrazione comunale attuale per l’intervento.
Se prediligo la pace? Ma certo, bisognerà lavorare insieme. Quando tu crei delle ostilità a monte, poi da quelle nascono delle faide. Questo odio poi lavora contro la città perché poi i provvedimenti non vengono adottati e non perché ingiusti ma perché magari li ha proposti la parte avversa. La città ha bisogno di essere amministrata con i provvedimenti migliori. Tali provvedimenti si ottengono con la collaborazione di tutti. Noi abbiamo introdotto un metodo nuovo: una campagna di pacificazione, abbiamo messo al centro il programma e il massimo rispetto di tutti gli avversari politici (che io preferisco chiamare colleghi).
Il circuito mediatico questo passo indietro non lo fa. Quando vado in alcune trasmissioni trovo degli inciampi, un fuoco di fila”.
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