Nell’ultima puntata parlavamo del tema dei presunti fondi europei e dell’eliminazione delle piccole imprese del sistema italiano. La logica conseguenza di tali politiche di stampo neo-liberista sono le solite ormai note ricette: tagli ai bilanci degli Stati e della spesa pubblica. Abbiamo falcidiato la spesa sanitaria italiana nell’ultima decade per accedere a presunti fondi europei perduti, in realtà soldi a prestito che dovremo restituire mediante tassazione. Con questi faremo la transizione digitale: a partire dal 2023 taglieremo altre centinaia di milioni dalla sanità italiana.
Sembra un assurdo, un non senso. Abbiamo passato gli ultimi dieci anni, a partire dal Governo Monti, ad aumentare le tasse per ridurre la spesa pubblica. Il debito pubblico è aumentato: è normale che sia così perché se deprimi la spesa pubblica, il crollo a livello di PIL è maggiore di quello che puoi compensare in termini di aumento. Stai creando un disallineamento e ad aumentare pressione fiscale. La frazione debito-PIL peggiora.
Il problema è il fatto che noi sostanzialmente parliamo di transizione digitale ma tutti questi soldi che mettiamo lì, che vengono presentati come presunti contributi a fondo perduto, in realtà sono garanzie dell’Unione Europea che poi dovremo rimborsare con tasse, ci porterà a tagliare altre centinaia di milioni dalla sanità. Ma allora tutto questo che senso ha?
Malvezzi Quotidiani, pillole di Economia con Valerio Malvezzi
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