Immaginate di essere nella stessa stanza con Thomas Jefferson, Benedetto Croce e Bertolt Brecht. Poi immaginate che in quella stanza ci sia una porta e che da quella porta entrino anche l’Apostolo Matteo, Albert Einstein, Napoleone Bonaparte e Italo Calvino. E infine, immaginate che sempre da quella porta vi raggiungano anche Tolkien ed Erasmo da Rotterdam.
Follia? Forse. Ma in fin dei conti, non sono proprio i matti quelli che riescono a cambiare le cose?
In questo secondo appuntamento di “Discorsi sull’Economia Umanistica” il Professore Valerio Malvezzi è in compagnia proprio di ciascuno di questi personaggi. Grazie a loro, grazie a lui, facciamo un viaggio attraverso il mito dell’economia come scienza esatta, come certezza, come verità assoluta, per sdoganarlo e per affermare una volta per tutte che è il dubbio ciò che rende davvero liberi.
“Perché vi leggo un brano tratto dalla parabola dei talenti, dal Vangelo secondo Matteo? Per fare dei ragionamenti sulla connessione tra economia e quello che probabilmente è un discorso per i matti. Lui dice che la scienza non ha colori politici, troviamo tracce del concetto di economia umanistica ma soprattutto troviamo il significato di ‘talenti’. I talenti dobbiamo interpretarli in due modi: uno più pratico, perché un talento valeva circa 34 kg di argento, quindi tantissimo, ma c’è anche un valore metaforico, quello che intendiamo come attitudine, come capacità dell’uomo di fare qualcosa”.
“Il vix è un indicatore borsistico che viene utilizzato per capire l’indice della paura e viene preso come sintomo di ciò che succederà. Sapete quando è schizzato verso l’alto nell’ultimo anno? Poco prima del lockdown. Oggi non è che tutti ci stiano perdendo con il coronavirus, ci sono aziende che fanno affari d’oro e che stanno monopolizzando le borse. Come Facebook, Amazon, Google, Apple, Microsoft. E attenzione, non stanno spostando valori nominali, ma proprietà reali. Perché poi con i soldi dei ricavati in borsa si comprano terreni agricoli, miniere, case”.
“Oggi io assisto a un mito che è il mito della scienza e della legittimazione della scienza. E se devo pensare a due cose che si stanno verificando in questo decennio sono l’uso della tecnologia e della paura. Io vi dico di dubitare degli altri, di me, di voi stessi. E quando avremo dubitato delle presunte certezze della scienza, solo allora diventeremo liberi. Perché questo è il vero metodo scientifico. Vi stanno raccontando l’esatto opposto: la fiducia cieca nella scienza. E allora penso che sia un nostro preciso dovere ribellarci. Il dubbio è la ricetta del coraggio.
Ci vogliono soli, abbattuti nelle nostre case. Ma noi un giorno ci alzeremo come un’onda del mare e sconfiggeremo le certezze della paura con i nostri umani dubbi”.
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