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Festa al ristorante in protesta contro le restrizioni ▷ “Tutto questo non ha lo scopo che dicono”

Siete tutti invitati alla festa che ho organizzato per il mio compleanno alle ore 19.00 con musica, balli, cibo e bevande uniche!”. Provate a leggere questa citazione nel 2019 e poi a farlo due anni dopo, nel 2021 delle restrizioni, e a non affermare che il senso che gli si attribuisce diviene completamente diverso.
Difatti la festa di Francesco Tomasella, creatore del comitato “Varese Libera” e collaboratore più volte in altri tipi di protesta anti-Dpcm, come “Io apro”, non è finita con “tanti auguri”, ma con “quanti siete”.
La polizia, accompagnata dalla troupe di Striscia la Notizia è arrivata sul posto dopo la segnalazione di una giornalista che collabora con la trasmissione del Biscione, infiltratasi al party “clandestino” che contava 40 presenti sprovvisti di dispositivi di protezione.

Multa di 400 euro al ristorante e sanzioni che arriveranno nei prossimi giorni agli identificati “e che contesteremo”, dice Tomasella a ‘lavori in Corso’. Questa la sua versione dei fatti e i motivi che lo hanno spinto alla festa anti-lockdown che da ieri notte anima il dibattito.

Io ritengo che da un anno a questa parte tutto ciò che viene fatto non sia semplicemente per tutelare la salute, ma che stiano perseguendo il cosiddetto “grande reset”, la quarta rivoluzione industriale, quindi un piano di trasformazione globale della civiltà. In quest’ottica il fatto di stare insieme, di trovarsi a mangiare qualcosa, di stare insieme è per andare contro questa idea che debbano creare l’uomo “punto”, cioè il consumatore perfetto che consuma tutto da Pc. Questo lo fanno con la didattica a distanza, con lo smart working, con Glovo, con Amazon; quindi mentre lasciano morire di fame il piccolo negozio e il ristoratore di quartiere, nel frattempo mettono in crisi l’istruzione e il mondo del lavoro e incentivano questo nuovo modello dove chi consuma – dal momento che viene punito l’assembramento e lo stare insieme – non è più pericoloso, perché non si può più organizzare in partiti, in assemblee, in sindacati.
Più aumenta il malcontento e più hanno motivo di mantenerci separati.

Parlo di questa situazione da marzo 2020 sul mio canale YouTube e non ho mai negato una volta l’esistenza del virus. Dico di più: affermo da mesi che i negazionisti non esistano. A parte che è un termine diffamatorio usato per chi negasse la Shoah, poi casualmente hanno iniziato ad usarlo per chiunque sollevi un dubbio sul massacro di diritti e di lavoro che viene fatto da marzo dell’anno scorso. Negazionisti non ne ho mai conosciuti e non li frequento. Dico che molti criticano le misure che vengono adottate per contenere il virus, però dopo un anno siamo allo stesso punto con la differenza che il lavoro e l’istruzione vanno sempre peggio.

Per quanto riguarda le mie appartenenze politiche, credo sia un altro modo per screditarmi. Io da marzo parlo di certe cose e non ho mai avuto tessera di partito, sono stato simpatizzante della Lega da ragazzino. Continuano a dire che sono un ex militante di Forza Nuova, ma io mi sono avvicinato a Forza Nuova perché sono stato contattato da loro ad aprile. In quel momento era forse l’unico partito organizzato che sceglieva di scendere in piazza: i soli che scendevano in piazza erano gli anarchici e Forza Nuova, io ho espresso solidarietà per gli uni e per gli altri.
Quando ho fondato “Varese Libera” come comitato non avevo più a che fare con Forza Nuova. Oggi ho portato il mio comitato in “Vox Italia”, che ora si chiama “Ancora Italia”, che vuole rappresentare tutte quelle forze anti-lockdown, anti-restrizioni e a difesa della libertà che cercavo.

Io sono contro l’idea della quarantena, dovrebbe comunque essere lasciata la libertà di assumersi un rischio, ma se proprio dobbiamo isolare qualcuno, lo farei con gli anziani che hanno patologie. Non ha senso bloccare il mondo dello sport, distruggere il mondo del lavoro sano, far ammalare le persone di depressione. La maggior parte delle persone chiuse in casa durante il primo lockdown fumavano, bevevano, non facevano nulla di costruttivo. Le persone chiuse in casa senza lavoro, senza ristori, si ammalano di depressione. Questa non è salute“.

Lavori in Corso

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