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Attualità

Ciò che è accaduto nel Canale di Suez dovrebbe farci riflettere sul delirio tecnologico di oggi

Quando sta accadendo nel Canale di Suez lascia davvero esterrefatti, non tanto perché non possa accadere un incidente, ma perché ormai transitano, in quel budello strettissimo, navi che sono più larghe di quanto è largo lo Stretto. E questa è già una cosa che non dovresti nemmeno pensare di fare, a meno che non ti trovi a Panama. Ma è più che altro il nostro delirio tecnologico che ci sta portando invece a un imbottigliamento che mai avremmo pensato.

Più di 350 navi in attesa. Ancora non si sa quanto ci vorrà a sbloccare quella che resta la via di comunicazione principale, se non ti vuoi fare 2 settimane di circumnavigazione nell’Africa. Questo è il mondo globalizzato di oggi. Tutto viaggia facendo moltissimi chilometri, ma tutto può fermarsi anche se si blocca uno Stretto di 400 metri di ampiezza. Siamo veramente al ridicolo. Ma questo ci dovrebbe forse far riflettere su quali sono gli svantaggi della globalizzazione.

E’ veramente necessario che io mangi pietanze esotiche in Italia? ne abbiamo così bisogno? Non potrei accontentarmi di farlo una volta andato in quei paesi?
Oppure potrei non farlo per tutta la vita, e non cambierebbe assolutamente niente a nessuno. E’ veramente necessario ancora tutto questo traffico di petroliere, con probabilità di incidenti elevatissime che ci sono?
E’ veramente necessario e sufficiente che ci siano navi capaci di portare 16mila container? Io sono senza parole.

Dove pensano di andare i sapiens nel prossimo futuro, se continuano a pensare che il mondo globalizzato è il mondo più giusto? Peraltro l’Italia sarebbe esattamente il paese che non dovrebbe soffrire la globalizzazione. Siamo un paese che per i suoi 3mila km di sviluppo, se ci mettiamo pure le Isole in lunghezza nel senso della latitudine, presentiamo una diversità da Bolzano a Palermo e quindi potremmo resistere a questa globalizzazione posticcia che ci costringe a mangiare lo stesso Hamburger da New York a San Francisco, a Sidney o a Berlino.

Noi potremmo farne tranquillamente a meno. Invece vedo che siamo preda di questo delirio che ci porta soltanto a perdere identità. In questo io mi sento molto patriota. Nel senso che mi sento di rivendicare la diversità italica come un valore, che sarebbe poi anche il valore attrattivo maggiore per le persone che nel resto del mondo continuano ad avere la fortuna di incontrare l’Italia.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi

Mario Tozzi

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