Sono passate a malapena due settimane in zona gialla per l’Italia e già in queste ore si torna a parlare di un “imminente lockdown totale necessario per la nazione”.
Si dice che la variante inglese sia massimamente contagiosa e che dunque occorra adoperarsi in ogni modo per raffreddare la curva epidemiologica.
Tradotto nel lessico gelido e burocratico dei virologi, ciò significa una cosa sola: lockdown totale proprio come nel marzo 2020. Secondo le mie previsioni, tempo di arrivare a marzo 2021 e ci troveremo in una situazione massimamente critica sul piano dei lockdown.
È ormai passato un anno da quella che si diceva essere un’emergenza temporanea che, ormai è chiaro a tutti, coincide con una nuova normalità.
Si tratta di una nuova e disumana normalità incarnata su alcuni principi: sorveglianza biopolitica totale sopra e sotto la pelle, distanziamento sociale come criterio ordinativo di una società in cui l’altro è trattato come un virus, ideologia medico-scientifica che spaccia per prevenzione norme politiche palesemente repressive, massacro dei ceti medi a colpi di lockdown, trattamento della popolazione come una massa di malati asintomatici che non possono esimersi dal sottoporsi alle cure imposte dal biopotere e quarantena yo-yo con incessante transito da fase 1 a fase 2.
Dovrebbe essere ormai chiaro che l’emergenza sanitaria è un nuovo metodo di governo delle cose e delle persone.
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