Scienza e diritto si incontrano e scontrano nella storia che state per leggere. Siamo nel 2003, quando alla signora Barbara Bartorelli è stato riscontrato un linfoma di Hodgkin. Da quel momento la paziente è entrata nel tunnel della malattia e della speranza riposta nelle cure ufficiali. Ma il ciclo di chemio, al quale si è sottoposta per i primi mesi, non ha ottenuto i risultati sperati.
Proprio quando Barbara sembrava aver perso le poche speranze rimaste, la cura del Dott. Di Bella le ha riconsegnato la fiducia persa. Abbandonata la chemio, la paziente si è affidata al metodo riconosciuto come non ufficiale, che a differenza degli altri l’ha portata alla guarigione.
Tutto bene quel che finisce bene? Non esattamente. Sul fronte economico la cura che le ha salvato la vita non è stata riconosciuta dall’Asl per l’indennizzo che spetterebbe a Barbara. Infine, a seguito di un estenuante iter giudiziario, la signora è stata costretta a risarcire l’Asl di 41 mila euro.
La vicenda è stata raccontata dalla paziente guarita in diretta ai microfoni di Ilario Di Giovambattista e Stefano Raucci. Con loro anche l’avvocato Gianluca Ottaviano.
“Io nel 2003, dopo la nascita della mia seconda figlia, mi è stato riscontrato un linfoma di Hodgkin. Subito, nell’immediato, mi sono rivolta al reparto oncologia dell’Ospedale di Bologna e mi è stato proposto di sottopormi alla terapia ufficiale, la chemioterapia.
Dopo tre mesi ero già in recidiva, con una recidiva molto grave perché io inizia con un secondo stadio e mi ritrovai con un terzo stadio. Quindi ho preferito fare scelte diverse. Mi sono rivolta al dottor Di Bella e ho cominciato il percorso con lui.
Dopo tre mesi di cura sono risultata assente da patologia. Da quel momento mi sono rivolta ad un avvocato che è riuscito a farmi ottenere la cura passata dall’Asl. Poi l’Asl si è appellata e mi ha particolarmente bullizzata. Le cure ufficiali mi avevano malridotta. All’appello con l’Asl è successo che io ho dovuto portare nuovi esami ed è risultato che con la scelta del metodo Di Bella io paziente costavo molto meno allo Stato.
E il giudice mi diede di nuovo ragione. Poi l’Asl si è appellata un’altra volta e questa volta il giudice ha deciso che non era vero nulla, che io non avevo alcun diritto di essere seguita economicamente dalla Asl. E mi hanno condannato a risarcire la Asl per la modica cifra di 41 mila euro”.
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