Il totale delle persone attualmente positive è di 93.187, con un incremento rispetto a ieri di 1941 pazienti. Di questi 3898 sono in terapia intensiva, per il terzo giorno consecutivo il numero è negativo quindi con un alleggerimento di 79 pazienti. Il numero di ricoverati con sintomi è di 28.976, la maggior parte dei pazienti positivi, 60.313, sono in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi. Il numero di deceduti rispetto a ieri è di 636, quello dei guariti è di 1022.
Questi i dati di oggi della Protezione Civile. Intanto è in corso il secondo round di un importante Consiglio dei Ministri iniziato questa mattina che dovrebbe tirare fuori quello che è già stato battezzato come ‘decreto aprile‘.
Ma quanto manca per un vaccino? A che punto siamo con le emergenze sanitarie collaterali, quelle cioè che non hanno a che fare con il virus ma che certamente non hanno cessato di esistere in questo frangente? E come si sta gestendo la ripresa delle attività, comprese le scuole e l’istruzione?
Stefano Molinari e Luigia Luciani hanno intervistato il Vice Ministro della salute Pierpaolo Sileri. Ecco cosa ha detto.
“Sto lavorando all’organizzazione di tavoli da sottoporre al comitato tecnico-scientifico per creare dei percorsi che possano aiutarci a recuperare la parte sanitaria rallentata in questo periodo. Perché ti ammali di coronavirus ma le altre malattie nel frattempo non sono scomparse, quindi dobbiamo pensare anche a quello.
Per la fase di normalità dovremo aspettare la presenza del vaccino, perché il virus fino a quel momento circolerà. Dovremo tornare a una normalità in maniera graduale e protetta, anche perché per il vaccino dovremo aspettare un anno. Prospettive sull’uso del plasma… È stato uno dei miei primi pensieri quando sono guarito e già ho contattato l’Università di Pavia, la prima struttura che applicava questo metodo. Non conosco i risultati, perché avere i risultati su pochi pazienti non significa che quello studio, quel protocollo, poi funzioni. Auspicabilmente sì, però aspetterei i dati della ricerca su un numero più ampio di pazienti.
Test rapidi? Avranno una utilità importantissima secondo me nella seconda fase, quando ci saranno altri focolai, certamente più contenuti, per controllare la popolazione in maniera più semplice. La vera sfida sarà gestire la ricerca del virus in coloro che hanno pochi sintomi o sono a contatto con i positivi”.
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