L’Italia è il primo paese paese per il numero di tamponi, la sensazione, tuttavia, è che non siano comunque abbastanza. Il numero di persone che hanno in corpo il Covid-19 potrebbe infatti essere molto più alto di quello che sembra e se da un lato ciò placa un po’ gli animi circa l’emergenza, dall’altro questo implica che ciascuno possa essere un potenziale ‘diffusore‘ del virus.
Sulla vicenda Luigia Luciani e Stefano Molinari hanno interrogato la Dott.ssa Cristina Mascheroni, anestesista e Presidente Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani (AAROI) – Emac Lombardia, che ha confermato: “Potenzialmente anche noi sanitari potremmo essere vettori inconsapevoli”.
Medici, infermieri e sanitari non sono soltanto in prima linea per combattere quella che in tanti ormai hanno definito una vera e propria guerra, ma sono anche i soggetti più a rischio contagio e diffusione, in questo momento.
Capiamo qualcosa di più nell’intervista alla Dott.ssa Cristina Mascheroni.
“Abbiamo bisogno di tutta questa settimana per riuscire a capire dove stiamo andando e a che livello siamo. C’è uno sforzo immane da parte di tutti noi di creare nuovi posti letto e fino ad oggi ci stiamo riuscendo, però è sempre più difficile. I livelli di saturazione sono veramente alti, siamo quasi al limite. Stanno aumentando i trasferimenti fuori regione dei pazienti che necessitano di terapie intensive ma non sono affetti da coronavirus, tra ieri e oggi circa 150 trasferimenti in tutta Italia.
Nuove strutture? Per il ricovero di pazienti non ad alta intensità sicuramente potrebbe essere la carta vincente. C’è da notare una cosa, fino a settimana scorsa si parlava di pochi ospedali Covid, dall’altro giorno Regione Lombardia ha fatto un cambiamento, adesso sono tutti ospedali Covid, tutti accettano pazienti Covid, e sono invece state designate quelle strutture per pazienti no-Covid. Su più di 100 ospedali che abbiamo in Lombardia, 18 sono stati riconosciuti come ospedali che devono tenere dei posti per pazienti no-Covid.
La sensazione è che i contagiati siano molti di più e che non vengano fatti sufficienti tamponi. A noi sanitari per esempio il tampone viene fatto non in caso di contatto stretto con un paziente Covid, perché è il nostro lavoro, ma solo ed esclusivamente se iniziamo ad avere sintomi respiratori. Quindi potenzialmente anche noi sanitari potremmo essere vettori inconsapevoli.
Perché non facciamo i tamponi? Una volta che risultiamo positivi o che abbiamo i sintomi siamo in quarantena anche noi, è logico quindi che diminuiscono le risorse. Ad oggi le direttive sono: qualora per qualche motivo siamo incappati in un paziente positivo senza gli adeguati presidi dobbiamo continuare a prestare il nostro servizio proprio per non incorrere in un default totale, ma sempre con la mascherina chirurgica indossata. Il problema è che i presidi di protezione stanno diminuendo.
Quello che a noi sta preoccupando di più, oltre la carenza di terapia intensiva e di anestesisti, è avere dispositivi di protezione altrimenti corriamo il rischio di ammalarci sempre di più o diventare inconsapevoli vettori e contagiatori. Molti di noi si sono messi in auto-isolamento a casa, molti di noi quando tornano a casa si chiudono nella loro stanza con un loro bagno ed evitano di incontrare, baciare, abbracciare i propri figli, e questo lo stiamo facendo tutti, ma molti colleghi hanno deciso di affittarsi una stanza in B&B vicino all’ospedale per evitare di andare a casa”.
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