Verrebbe da dire che il calcio è abituato a giocare con tutto, anche con il Coronavirus. E’ incredibile infatti quello che è successo e sta succedendo intorno allo sport più popolare.
Nel giro di due settimane ne sono successe di tutti i colori: partite a porte chiuse, partite a porte aperte coin i tifosi che arrivavano dalle zone con gli stadi chiusi, partite rinviate per poterle giocare a porte aperte, poi di nuovo stadi sbarrati e infine – dopo la notte più lunga, con il decreto del governo che comunque autorizzava la Serie A a giocare a porte chiuse – il nuovo colpo discesa.
Alle 12.27 mentre Parma e Spal si apprestavano a cominciare la loro partita, ecco il comunicato del Ministro Spadafora che invitava allo stop con parole durissime. Sì, perché oltre alla forma c’era anche la sostanza. <In questo momento non bisogna pensare agli interessi economici del mondo del pallone>, in sintesi il suo concetto.
Non c’erano quote per dirla in termini tanto cari al pallone, a quel punto, per poter pensare che si sarebbe giocato ugualmente. E invece no, ecco l’altro colpo di scena. Con oltre un’ora di ritardo, Parma e Spal sono scese in campo, lasciando immaginare un confronto (o uno scontro?) serrato con le istituzioni sportive. Insomma, poche idee ma confuse.
Alessandro Vocalelli
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