Le preoccupazioni che attanagliano Papa Bergoglio sono di ordine meramente immanentistico. Sono connesse non già con i mali del globalismo, bensì con l’emergenza del sovranismo e del populismo come reazioni a quei mali.
Così il suo intervento di domenica scorsa: tutto contro il populismo.
Non ha speso una sola parola sull’Europa scristianizzata in balia del nichilismo.
In sostanza i crucci di Bergoglio sono gli stessi di un qualsivoglia segretario di partito. Partito color arcobaleno di area global-lberista, più precisamente.
In più occasioni Bergoglio ha tuonato contro il populismo che gli ricorda gli anni ’30. Per il Pontefice del Vangelo secondo Soros non fa problema la miseria ogni giorno crescente, la glebalizzazione del sistema capitalistico, la transizione post-democratica legata ai processi di sovranazionalizzazione con annessa consegna del potere decisionale alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario Internazionale.
Per Bergoglio fa problema sempre e solo la reazione del basso contro l’ingiustizia globale gestita dall’alto, l’ingiustizia globale però non è messa in discussione.
Sovranismo e populismo sono da identificarsi per il Pontefice, proprio come un qualsivoglia esponente della global class finanziaria, con l’infausto ritorno del sempre in agguato nazismo.
Hitler non era un sovranista, era un imperialista. Addirittura apertamente progettava l’unificazione dell’Europa, il superamento delle sovranità nazionali e l’assunzione di una moneta unica europea.
E’ sempre più lampante: Bergoglio è il pontefice del globalismo, la sua missione consiste nel distruggere dall’interno la chiesa e il cristianesimo appellando ciò con l’allettante nome di ‘modernizzazione’.
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