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Politica

Diego Fusaro spiega la verità sul sacrificio di Craxi ► “Distrutto perché tutelava interessi italiani”

In occasione del ventennale della morte di Bettino Craxi, avvenuta il 19 gennaio 2000 ad Hammamet in Tunisia, il dibattito su quella che è stata la storia della fine della Prima Repubblica e del ruolo di Craxi per il nostro Stato è più vivo che mai.

Secondo Diego Fusaro, Craxi è stato l’ultimo grande statista italiano, il processo che lo annientò fu un colpo di Stato giudiziario extraparlamentare e la sua figura andrebbe completamente riabilitata per diversi motivi.

Ne abbiamo parlato a “Un Giorno Speciale” insieme a Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Diego Fusaro ► “Bettino Craxi è stato l’ultimo grande statista italiano”

Bettino Craxi è stato l’ultimo grande statista italiano prima che vi fosse il collasso della Prima Repubblica e arrivasse la svolta liberista. La grandezza di Craxi sta nell’aver rivendicato l’ultimo barlume di sovranità nazionale e militare a Sigonella nell’85 e nel non aver ceduto al Nuovo Ordine Mondiale americanocentrico.

Fu rovesciato nel 1992 con quello che io chiamo un Colpo di Stato giudiziario extraparlamentare, gestito dalla magistratura. Si disse che l’obiettivo fosse quello di sconfiggere la corruzione, ma oggi è ancora più diffusa, l’obiettivo invece era quello di distruggere la Prima Repubblica, centrata sui diritti sociali, sul senso della patria e su un’idea di comunità dell’interesse nazionale, per aprire la svolta liberista alla Seconda Repubblica, orientata verso l’Europa, prona verso gli Stati Uniti e la finanza globale.

Se il Partito Comunista passò indenne da Mani Pulite, successe perché la classe dominante l’aveva selezionato come punto di riferimento per i propri progetti: aveva creato un’egemonia culturale con Gramsci e Togliatti, nei ceti lavoratori e nella classe operaia, ed era pronto per essere utilizzato e spodestato per portare avanti il processo di modernizzazione capitalistica.

Qualsiasi politico della Prima Repubblica, di qualunque partito, è distante dai politici della Seconda e della Terza Repubblica, ha vinto la svolta liberista. Oggi chiunque può essere considerato un politico liberare, la fine della prima Repubblica è stata una tragedia per il nostro Paese.


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