Si possono avere le idee più diverse su Alessandro Florenzi (sul giocatore ovviamente, perché sull’uomo nessuno dovrebbe avventurarsi nel dare giudizi sommari) e sulla sua utilità per la Roma di Paulo Fonseca, avendo ormai tutti compreso che per il tecnico portoghese non è più un giocatore imprescindibile. Questo Florenzi, perlomeno, pregiudicato da malanni e infortuni vari, perché un Florenzi a pieno regime, almeno a giudizio di chi scrive, non può non collocarsi in prima fila per un posto da titolare sulla trequarti.
Peraltro, per inciso, è stato bravo e diplomatico Fonseca nel ratificare il suo status di capitano nel momento stesso in cui si profilava l’accantonamento tecnico. In un certo senso gli ha anche rinnovato le chance di utilizzo, quando lo ha definito un’opzione. Non usa mai le parole a caso, Fonseca, questo è sempre un merito, anche e soprattutto quando occorre essere spietati.
In tutta questa questione, delicata e da maneggiare con giornalistica cura, ciò che appare o dovrebbe apparire indiscutibile è l’intelligenza che traspare dall’atteggiamento dello stesso Florenzi, almeno fino a questo momento. Gli basterebbe mezza parola per attizzare quel potenziale incendio che dorme sotto la cenere del suo basso profilo. Comunque vada a finire, questo i tifosi della Roma dovrebbero riconoscerglielo, perché è un modo, silente ma al tempo stesso solenne, di dimostrare attaccamento alla maglia.
Può aver sbagliato in passato, può non essere stato all’altezza di Totti e De Rossi come carisma – ma quanti lo sarebbero stati? – e può addirittura non incarnare il capitano ideale per un popolo tifoso che si nutre del tracciato storico Losi – Santarini – Di Bartolomei – Giannini – Totti – De Rossi, per l’appunto. Questo però non deve inficiare il giudizio oggettivo, o che dovrebbe essere tale, su quei comportamenti che, soprattutto in un mondo dove tutto è sempre più gridato e scomposto o in cui bastano due sostituzioni di fila per diventare maleducati (non c’entrano nulla i paragoni tecnici, peraltro non proponibili, in questo discorso), fanno la differenza quanto a stile, professionalità, compostezza.
Paolo Marcacci
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