Siamo alla soglia della fine del primo ventennio degli anni duemila e posso dire con certezza che non siamo più stupiti delle scoperte che ogni giorno il mondo scientifico comunica di aver raggiunto. Sembra quasi che un cuore artificiale che fa vivere un neonato affetto da gravi malformazioni o un video fatto con un telefono sia una cosa assolutamente normale. La rivoluzione informatica continua vertiginosamente il suo cammino e coinvolge, nel bene e nel male, tutti noi.
Tutto questo non sarebbe possibile se 130 anni fa un gruppo di uomini, intelligenti e ambiziosi non si fossero confrontati con uno dei fenomeni fisici che ci ha permesso di vivere in maniera più decorosa l’ultimo secolo e mezzo. L’elettricità.
Thomas Alva Edison, George Westinghouse e Nikola Tesla sono le tre straordinarie menti che interpretano la “Guerra della Luce” illuminando con le loro scoperte la giovane industriale democrazia degli Stati Uniti d’America della fine del IXX secolo.
Il film, ora nelle sale, diretto da Alfonso Gomez-Rejon è del 2017. Ha avuto diverse difficoltà nella distribuzione nonostante una buona produzione, tra cui spicca Martin Scorsese e un cast piuttosto interessante. Benedict Cumberbatch nei panni di Edison, Michael Shannon in quelle di Westinghouse e Nicholas Hoult che dà il volto al misterioso e controverso Tesla.
Riesce così a illuminare Manhattan a New York. Edison, genio assoluto, ma personalità piuttosto egocentrica e ambiziosa, vuole oltre che arricchirsi passare alla storia. Si concentra fin troppo sulla sua convinzione di distribuire la corrente elettrica, nelle ormai popolate città americane, con la corrente continua. Evita così di stringere accordi e di collaborare con le altre due menti che in parallelo lavorano allo stesso progetto sfruttando la più duttile e produttiva corrente alternata: George Westinghouse imprenditore della luce a gas e inventore dei freni pneumatici per le ferrovie e Nikola Tesla incompreso scienziato di origini Serbe che tra scoperte, mistero e documenti secretati sembra essere l’autore occulto di molti dei brevetti basati sull’energia elettrica e i campi magnetici.
Queste tre personalità, insieme agli studi e alle scoperte di altri scienziati europei come il francese Lucien Gaulard, o l’inglese John Dixon Gibbs e investitori americani come J.P. Morgan contribuiscono a trasformare, in pochi decenni, l’industria americana e quella di tutto il mondo in una macchina produttiva di servizi e beni di consumo. Luce, telefono, radio e automobile inaugurano il XX secolo.
Il film, ricco d’idee con costumi e scenografie importanti, ha un montaggio piuttosto frenetico, la lunga sceneggiatura di Michael Mitnick, condensata per il film, potrebbe sviluppare una serie televisiva. La storia piuttosto articolata che coinvolge scienziati, imprenditori, banchieri in un arco di tempo che racchiude la fine del IXX secolo e la prima Guerra Mondiale forse aveva bisogno di più attenzione storica. Infatti, la figura di Nikola Tesla rimane ai margini mentre è di dominio pubblico il suo eccezionale contributo alla scienza.
Da una parte abbiamo Thomas Edison, cinico scienziato e imprenditore dallo straordinario talento, inventore del fonografo (primo registratore) e del cinetoscopio (l’anticamera del cinema) che vuole illuminare il mondo distribuendo l’elettricità. Dall’altra George Westinghouse (interpretato da un ottimo Michael Shannon) e Nikola Tesla che vorrebbero unire le forze, il primo per amore del progresso e il secondo per amore della scienza e per convinzioni liberali che purtroppo non trovano radici in un mondo già consumistico e piuttosto cinico.
Intorno a
Un film da vedere per approfondire di come le invenzioni non sono mai il frutto, tranne che in rari casi, della ricerca di una singola persona, ma il risultato di un percorso di più menti intelligenti e visionarie. La composizione di un puzzle universale che l’uomo nella sua ingordigia di denaro e spesso accecato dal potere non comprende del tutto.
Rimango dalla parte di Nicola Tesla. Incompreso e sfruttato dai suoi contemporanei. Sono convinto che a distanza di più di un secolo i suoi taccuini ci riserveranno altre sorprese.
Alfonso Federici
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