C’è la partita con l’Atalanta, ma il pari passa in secondo piano, dietro il sipario. Sopra il palcoscenico Andrea Barzagli e Max Allegri. E poi Buffon arrivato per portare il suo mazzo di fiori. E Andrea Agnelli prima al microfono e poi accanto alla sua signora che si scioglie guardandolo.
È la notte calda e fredda, triste e allegra, dell’ottavo scudetto consecutivo e dell’addio più addio di sempre.
Barzagli ha trentotto anni, ma dentro è un ragazzo che sa piangere e commuoversi. Stringe le mani a quasi tutti i suoi tifosi, mentre ricorda i primi calci alla Rondinella, gli anni tedeschi, il titolo mondiale, gli otto scudetti cominciati a vincere all’età in cui gli altri pensano a come chiudere la carriera. Un professore che ora insegnerà ciò (tutto) che ha imparato.
Max l’abbraccia e non lo lascia più. Ha gli occhi rossi pure lui. E tanti altri sugli spalti. È il calcio, è la vita, è l’amore.
La partita si chiude con il pari, come quasi sempre succede quando le lacrime battono il pallone. L’Atalanta fa meglio nel primo tempo e la Juve nel secondo. Segna Ilicic, pareggia Marione che rientra, fa gol e potrebbe essere anche il suo addio.
Roberto Renga
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