Le regole sono chiare: per essere premiato, un film deve passare da sala e grande schermo e prima di finire online devono passare almeno 3 anni dalla proiezione. Per Netflix, dunque, non c’è accordo che tenga e anche quest’anno a Cannes non si va.
Per alcuni è una forzatura, un modo per rallentare il progresso, che dimostra quanto il Festival non sappia stare al passo coi tempi. Altri trovano la decisione coerente e del tutto in linea con i valori fondanti della grande rassegna.
Fermo sulla questione il delegato generale del Festival, Thierry Fremaux: “Finché la loro politica di chiusura alle sale non cambierà non ospiteremo suoi film in concorso”. Concetto ribadito anche dal presidente del Festival, Pierre Lescure, che commenta: “Abbiamo fatto bene a escludere Netflix dalla selezione”.
Certamente un peccato, vista la qualità di alcuni dei prodotti cinematografici esclusi, ma le regole rimangono l’ago determinante della bilancia: un festival cinematografico deve premiare il cinema, se un film non passa dalle sale che premio è?
La questione, insomma, diventa etica: l’online è diventato un – se non il – principale strumento di fruizione di film, musica, programmi e serie TV. La qualità dei film che nascono già orientati al piccolo schermo eguaglia quella delle grandi pellicole. I film destinati alle sale nascono già con la consapevolezza che finiranno anche online. I due generi, dunque, vanno incontro a una sempre più strutturata simbiosi.
Ecco, allora, il dubbio amletico: cosa è cinema e cosa non lo è?
Nuova domanda esistenziale? Noi ci lanciamo in una previsione: non si può fermare il progresso, presto o tardi un film a firma Netflix a Cannes (e non solo) lo vedremo. Molto probabilmente verrà anche premiato.
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