Fare di più per le famiglie, archiviare le polemiche su Verona. La posizione della Lega è questa: tenere separata la vicenda del ddl Pillon, che resta testo base condiviso – nei principi – da tutta la Lega, per puntare a un nuovo diritto di famiglia. Cambiando subito l’affido condiviso “perché ci sono mamme che vengono lasciate sole a crescere i figli e papà che addirittura non li possono neanche vedere”, come spiegano dai piani alti di Via Bellerio. Ma la volontà – aggiungono all’AdnKronos fonti leghiste vicine al dossier – è di fare le cose con calma, per arrivare a un testo condiviso, accettato, finalmente, da tutti”.
Il ddl Pillon resta in piedi, ma per passare – vista la frenata dei Cinque Stelle – occorre puntare a un testo base o ad un testo unificato, mettendo insieme le proposte sul tavolo della Commissione Giustizia del Senato, dove siede lo stesso senatore della Lega Pillon. E per questo i tempi, anche se è confermato l’avvio della discussione in Senato la prossima settimana, non saranno brevissimi.
“Il ddl Pillon è un buon punto di partenza”, ha assicurato ancora nelle scorse ore il leader Salvini, non mollando la presa, dopo lo scontro con Di Maio sul Congresso della famiglia di Verona. “Un punto di partenza migliorabile”, aggiunge il capogruppo di Montecitorio Riccardo Molinari. Il M5S Stefano Patuanelli, presidente dei senatori, ribadisce che il testo attuale “non ci convince”, ma poi si dice certo che “troveremo un equilibrio tra le nostre richieste, quelle della Lega, il contratto di governo e anche le forze di opposizione”.
Ma dal Pd si chiede di azzerare tutto: “Ci auguriamo che la maggioranza scelga di ascoltare le opposizioni, facendosi guidare dal buon senso, ritirando il testo attualmente in discussione e ripartendo da zero”, dice la senatrice Valeria Valente.
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