“Basta banchieri, burocrati, barconi e buonisti” è solo l’ultima delle tante frasi pronunciate dal vicepremier Matteo Salvini in cui la parola “buonista” assume un’accezione negativa. Una consuetudine, quella del leader della Lega, che non è passata inosservata ai giornali esteri. Il New York Times titola “In Matteo Salvini’s Italy, Good Is Bad and ‘Do-Gooders’ Are the Worst“: nell’Italia di Matteo Salvini il bene è male e i buonisti sono i peggiori.
Un insulto insolito, secondo il giornale statunitense, il cui proliferare sarebbe “indice dello stato di profondo sottosviluppo della politica italiana”. Un paese, il nostro, in cui il bene diventa una cosa negativa e il parere degli esperti è sottovalutato.
L’Italia non è l’unica ad aver acquisito questa tendenza al buono che diventa insulto. In inglese si chiamano “Do-Gooders“. In Germania invece l’alternativa del partito di estrema destra alla parola “buonisti” è l’espressione “Gutmensch“, buoni, usata come insulto contro gli avversari. Termine scelto, fra l’altro, da una giuria di linguisti come peggiore parola dell’anno 2015 perché usata da coloro “che si oppongono alle case per i rifugiati” in modo che “la tolleranza e la disponibilità siano diffamate come ingenue e stupide”.
La Francia di Macron invece è preoccupata. Guarda con sospetto l’ondata di populisti italiani che con il loro operato potrebbero “piantare i semi della discordia in un blocco che ha fornito al continente oltre 70 anni di pace”.
Se da un lato ci sono i sostenitori di Salvini che difendono il nazionalismo e disprezzano chi scende in piazza a manifestare contro le politiche buoniste-razziste, dall’altro – scrive il Times – il Movimento 5 Stelle ha fatto di peggio. Il populismo, secondo i critici, avrebbe portato al governo un gruppo di “sfortunati dilettanti che indossano la loro inesperienza come distintivo e trasportano l’Italia in un mondo bizzarro che stravolge la logica politica”.
L’opinione pubblica italiana agli occhi del giornale estero si divide, intanto, in modo sempre più profondo: da una parte i sostenitori di Matteo Salvini, dall’altra chi, orgoglioso, indossa la maglia da “buonista”, ne esalta i valori di inclusione e si schiera contro questa alterazione del senso di “civiltà e buone maniere”.
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