“Non mi segue su Facebook e non mette i like ai miei post“: questa la motivazione data da Noah, trentenne egiziana, per la causa di divorzio che la vede decisa a separarsi dal marito Hatem.
Una spiegazione alquanto singolare, che ha lasciato interdetto anche il giudice del tribunale di Alessandria d’Egitto, una storia d’amore di quattro anni giunta al capolinea, stando alle dichiarazioni della diretta interessata rilasciate al giornale egiziano “Al watan”, perché “la sua indifferenza non la sopporto più. Negli ultimi mesi è cambiato tutto, il nostro rapporto non è più lo stesso. Quando parliamo litighiamo solo”.
Ed è il sentirsi meno presa in considerazione che, giorno dopo giorno, ha alimentato la frustrazione e la rabbia di Noah, la quale ha sottolineato che “il fatto che non metta mi piace sotto i miei post è la goccia che ha fatto traboccare il vaso“.
“Una volta per spronare una sua reazione, ho provato a raccontare sul mio profilo il mio stato d’animo. La sua risposta è stata: sono solo bugie non si mettono in piazza i nostri problemi. Poi di nuovo il silenzio” ha detto ancora Noah.
Un episodio insolito che, tuttavia, fa il paio con quanto emerso da ricerca inglese del sito “Divorce” online, che fornisce servizi alle coppie che vogliono interrompere il matrimonio, un terzo dei casi è dovuto proprio a Facebook.
Ma, più che puntare il dito contro uno strumento messo a disposizione dalla rete, bisognerebbe riflettere più sui comportamenti delle persone e sull’utilizzo, a volte improprio, che si fa del celebre social network.
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