Mentre la Capitale accoglie infiocchettata il Presidente cinese Xi Jinping, il resto del mondo prepara i pop-corn e rimane a guardare. Se da una parte ci sono gli Stati Uniti che con sguardo severo attendono solo un passo falso, dall’altro c’è la giovine (e sprovveduta) Italia che tenta di rassicurare i diplomatici. “Nessun problema”: è questo il messaggio del Premier Conte. Perché la Nuova Via della Seta è ‘solo’ un accordo commerciale che non mette in discussione nessun legame. Ma com’è stato raccontato all’estero questo incontro che mina così tanto gli equilibri internazionali?
L’Italia è pronta a diventare il primo paese del G7 firmatario di un documento di intesa (non un contratto quindi) per il progetto commerciale globale Asia-Europa. L’accordo mira a collegare Asia, Medio Oriente, Africa ed Europa attraverso una rete di porti, ferrovie, tunnel e altre infrastrutture. Il Memorandum d’Intesa (MoU) è dunque la manifestazione di un interesse a cooperare verso una direzione, quella di una Nuova Via della Seta, sulla linea dell’antica via commerciale che collegava Cina e Roma. Un’intesa che ha destato scompiglio ai piani alti della White House, visti i poco stabili equilibri tra USA e Cina per la questione dei dazi doganali.
“Il futuro accordo di Roma con la Cina – scrivono – ha suscitato obiezioni da Washington e Bruxelles per il sostegno a un paese definito un rivale sistemico“. E nonostante “il Primo Ministro Giuseppe Conte dica che l’accordo non ostacola in alcun modo i legami tra Stati Uniti e Unione europea” anche loro sanno che la Lega sta cercando in tutti i modi di ammortizzare il possibile urto. “Gli americani sono furiosi per questo accordo – scrivono – ma la Lega di estrema destra ha raccolto le preoccupazioni degli Stati Uniti e sta spingendo a tagliare tutti i riferimenti alla condivisione dei dati“.
“L’Italia – scrivono – ha segnalato la sua determinazione a svolgere un ruolo centrale nel grande piano della Cina, nonostante il suo piano abbia fatto vibrare i suoi alleati UE e USA”. I motivi? Tentare di “rilanciare la sua economia stagnante e contribuire ad aprire un maggiore accesso al lucroso mercato cinese”.
“L’Italia – sostengono poi – non si è piegata alle pressioni a guida USA”. E sulle nostre divisioni interne scrivono: “Il sostegno del M5S alle relazioni con la Cina è in contrasto con la posizione della Lega, secondo la quale qualsiasi accordo dovrebbe salvaguardare gli interessi nazionali dell’Italia”.
Sulla questione americana il Whashington Post scrive: “Un funzionario della Casa Bianca ha messo in guardia l’Italia dall’adesione, definendola un vanity project cinese”. Il New York Times invece parla soltanto di “allarme”.
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