Parla da sé il curriculum di Marco Missiroli, giovane e celebre scrittore italiano di spessore, ospite di questa puntata di “Affari di Libri” con Mariagloria Fontana.
Il suo ultimo e fortunato libro, “Fedeltà“, il cui titolo, come ha ricordato lo stesso autore, è “un punto interrogativo. Quante fedeltà abbiamo nella nostra vita e, soprattutto, quanto siamo fedeli a noi stessi? Alla fine pensiamo sempre che la fedeltà o l’infedeltà sia verso l’altro, e non ci chiediamo mai quanto siamo fedeli a quello che noi proviamo, agli istinti o alle nostre norme e, spesso, tradiamo proprio quelle per essere fedeli alla società. Cosa succede, invece, se decidiamo di essere fedeli a noi stessi? Il libro interroga questa lotta intestina e di che cosa accade all’interno della società quando mischiamo amori che possiamo avere con quelli che non possiamo avere.“
“E’ fondamentale che abbia fotografato la nostra epoca, una guerra silenziosa sentimentale fatta di frammentazioni, separazioni non solo verso un matrimonio, ma anche verso le relazioni di amicizia, verso il lavoro… I sentimenti e l’amore possono esserci anche in una relazione lavorativa, in un rapporto d’amicizia, e noi li rompiamo costantemente” ha spiegato lo scrittore, sottolineando che in quest’epoca storica “probabilmente nasciamo già infedeli. Chi nasceva una volta, nasceva rigorosamente fedele. A me interessa capire cosa c’è nel mezzo, le sfumature, i grigi, non solo i bianchi e i neri in questo senso“.
Sulla possibile esistenza di una doppia felicità, l’autore ha rivelato che, secondo lui, “può esistere e crea un bing bang. Posso essere felice con mio marito o mia moglie, ma ho un altro angolo nel cervello dove può farsi strada e può esserci un’altra felicità, che può corrispondere alle passeggiate in solitudine o a un altro uomo o a un’altra donna. Il libro si chiama Fedeltà perché, prima di tutto, io dovevo essere fedele ai fatti, quindi tutto quello che c’è dentro è vero“.
“Il romanzo è incentrato sulla normalità di persone che non hanno, a un certo punto, il coraggio di arrivare al loro punto libertà. Mi veniva più facile arrivare a quello sfogo finale, a quel coraggio finale che, molti, non hanno. Nove persone su dieci arrivano a un atto di libertà buono, ma si fermano quando è il momento di raccogliere i frutti, e questo mi ha portato una grandissima tensione narrativa” ha detto, in chiusura, Marco Massiroli.
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