Sin da piccoli siamo abituati a credere che, per ricordare meglio qualcosa o qualcuno di importante, bisogna ricorrere prontamente a carta e penna, ma sembra non essere il metodo più efficace per stimolare la memoria. A darne prova un recente studio, pubblicato dall’università canadese di Waterloo, che spiega come disegnare o buttare giù uno schizzo sia il modo migliore per trattenere nuova informazione.
E non è necessario essere dei nuovi Caravaggio o Turner per riprodurre su carta delle figure o un paesaggio che ci colpisce: anche un orrido scarabocchio può sfornare i suoi benefici effetti su scala cognitiva. L’indagine, pubblicata sulla rivista specializzata “Experimental Aging and Research“, racconta come queste evidenze siano particolarmente utili per gli anziani che soffrano di una qualche forma di demenza senile.
Stando alle dichiarazioni, rilasciate all’ “HuffPost Usa”, di Melissa Meade, principale autrice e dottoranda in neuroscienze cognitive, disegnare immagini è “un compito molto semplice e può essere facilmente integrato nella vita quotidiana per aiutare la memoria. Per esempio, disegnare l’immagine di frutta e verdura che dovremmo acquistare o del pasto che vorremmo preparare consente di ricordare di più e meglio quei programmi e quelle informazioni rispetto alla scrittura.”
Per questa serie di esperimenti sono stati coinvolti 48 volontari, da liceali a ottantenni, e i ricercatori hanno chiesto loro di scrivere 15 parole e di realizzare delle immagini per altre 15, per esempio una barchetta per la parola ‘yacht’. Poi ai volontari sono stati dati due minuti per ricordare quante più parole possibili. La conclusione è stata che sia i giovani che gli anziani hanno recuperato più termini fra quelli disegnati che fra quelli annotati. L’effetto si è fatto particolarmente significativo fra i più vecchi.
Il disegno, infatti, racchiude una serie di modi diversi di stimolare la memoria e richiamare l’informazione rispetto ad altri elementi. Servono ulteriori approfondimenti ma gli effetti, soprattutto per la popolazione più anziana, appaiono evidenti: più invecchiamo più alcune aree critiche del cervello coinvolte dalla memoria, inclusi l’ippocampo e i lobi frontali, si deteriorano. Ma disegnare coinvolge nei processi cognitivi altre zone del cervello, quelle che sovrintendono alla percezione visiva e che mostrano un deterioramento relativamente minore rispetto a quelle che processano gli aspetti verbali.
L’indagine suggerisce anche che disegnare alcune nozioni potrebbe dare una mano a trattenere meglio gli aspetti essenziali di una disciplina, una pratica che potrebbe essere particolarmente utile a molti studenti, incentivati a fissare i concetti nella memoria in vista di un esame.
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