Recentemente Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo, l’attuale presidente della civiltà talassocratica del dollaro, ha dichiarato non senza una buona dose di protervia, che gli Stati Uniti d’America hanno l’esercito più forte del mondo. Proprio così, abbiamo l’esercito più forte del mondo, Donald Trump dixit. Può essere che sia come dice Trump, sicuramente fino a qualche tempo addietro era indubbiamente così.
Quel che è certo, tuttavia, è che quando anche noi vogliamo ammettere che gli Stati Uniti d’America abbiano l’esercito più forte del mondo, la situazione cambia radicalmente se il confronto non lo facciamo tra gli Stati Uniti d’America e singoli stati sparsi per il mondo, ma tra la civiltà dell’hamburger da una parte e i paesi disallineati complessivamente intesi dall’altra. Voglio dire che può essere sicuramente che gli Stati Uniti d’America abbiano l’esercito più forte della Russia o della Cina, ma siamo davvero sicuri che abbiano l’esercito più forte della Russia e della Cina unite? E che dire poi se in questa unione collochiamo anche tutti i paesi disallineati o più genericamente i cosiddetti BRICS? Anche in questo caso Donald Trump si sente nelle condizioni di asserire che l’esercito statunitense è il più forte del mondo? Quello che Trump e la civiltà stelle e strisce non paiono disposti a riconoscere è che sicuramente la storia non è finita con Buona Pace di Francis Fukuyama, ma è finita una storia, più precisamente è finita la storia della dominazione incontrastata del pianeta da parte della civiltà del dollaro.
Con tutta evidenza, e innegabile, stiamo assistendo alla inedita mise en forme di un nuovo ordine mondiale multipolare o poliarchico che dir si voglia. Un ordine mondiale nei cui spazi la potenza imperialistica della civiltà del dollaro viene sempre più bilanciata dall’unione fra nuovi paesi che, pur diversissimi fra loro, sono tenuti insieme principalmente dall’esigenza di resistere alla libido dominandi e alla violenza imperialistica della civiltà dell’hamburger. Stendiamo poi un velo pietoso sull’Europa che, allo stato dell’arte e sic stantibus rebus, rappresenta soltanto la parte di colonia senza dignità al traino di Washington. L’Unione Europea non ha ancora capito che il suo principale nemico non è a Mosca o a Pechino, ma appunto a Washington, come peraltro affiora con limpido profilo se si considera che di basi cinesi o russe in Europa non ve ne sono. In compenso il vecchio continente è, ad oggi, saturo di basi militari statunitensi, basi che rendono l’Europa stessa una realtà in toto sottomessa all’impero a stelle e strisce. Basi che, per dirla ancora più chiaramente, non servono a difenderci, ma a tenerci soggiogati alla civiltà del dollaro.
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