ORA È UFFICIALE: LA MORTE DI ALDO MALDERA È STATO UN CASO DI MALASANITÀ, SI POTEVA SALVARE! – La storia del terzino goleador amato da Roma e Milano, torna a far rumore dopo anni di silenzio. Gentile, riservato, profondamente legato ai suoi ragazzi del vivaio giallorosso, Maldera è morto il 1° agosto 2012 all’ospedale San Camillo per una tromboembolia polmonare insorta dopo un intervento perfettamente riuscito per un meningioma intracranico, un tumore benigno.
Per tredici anni la sua famiglia ha cercato la verità. E dopo una serie di battaglie iniziate nell’ottobre 2024, grazie a due sentenze – una del Tribunale di Roma e una in Appello – quella verità è ora scritta nero su bianco: si poteva salvare. Gli avvocati Francesco Barucco e Francesco Angelini, dello Studio Angelini-Barucco, hanno ottenuto la conferma di un grave difetto nella gestione della terapia post-operatoria: mancò la profilassi antitrombotica che ogni ospedale avrebbe dovuto applicare in casi del genere.
Le eparine, la terapia meccanica, le calze contenitive: procedure ritenute standard in tutto il mondo, specialmente per pazienti con tumori cerebrali che presentano un rischio elevatissimo di trombosi. A Maldera, però, non furono somministrate. Una negligenza che ha portato alla morte un uomo che era evidentemente sulla via della guarigione.
«Lui è deceduto per una leggerezza. Mentre l’intervento era stato fatto ed era perfettamente riuscito. La rabbia è stata tanta, della moglie Alessandra e delle figlie che quando sono venute da noi erano molto piccole», racconta Francesco Barucco ai microfoni di Radio Radio Lo Sport.
Ricostruendo la vicenda, l’avvocato spiega: «Ciò che lo aveva colpito era una patologia assolutamente benigna, perfettamente operabile e che non presentava grandi rischi. Tant’è che l’intervento è perfettamente riuscito. Lui ha avuto un problema nella gestione post-chirurgica, in particolare sulla terapia che doveva prevenire i trombi: la profilassi farmacologica con eparina e quella meccanica con le calze contenitive. Questa terapia non gli è stata data».
Barucco sottolinea l’amarezza per la lunga battaglia: «Non solo non hanno chiesto scusa né fatto una transazione in tempi brevi, ma hanno avuto anche una difesa molto accanita nei due gradi di giudizio».
E conclude, con l’amarezza che traspare in ogni parola: «Era un intervento perfetto. È stata una leggerezza non scusabile in nessun modo».
L’avvocato Francesco Angelini commenta senza mezzi termini: «Io direi una sciatteria. Rientrava addirittura nei protocolli dell’ospedale. Lo sanno in tutti gli ospedali del mondo che va somministrata l’eparina dopo questo tipo di intervento. È una terapia che si dà sempre. È stata veramente una sciatteria».
Angelini racconta anche un aneddoto personale che fa rabbrividire: «È successo anche a mio fratello. Quando stava entrando in sala operatoria gli ho chiesto: “Ti hanno dato l’eparina?”. No. Hanno rinviato l’intervento. Poi magari non succedeva nulla, però…».
Spiega poi quali sono gli indicatori che rendono obbligatoria la profilassi antitrombotica: «Età intorno ai 60 anni, durata dell’intervento, sovrappeso. E poi il periodo di allettamento. C’è uno score, un punteggio, e in base a quello si somministra la terapia».
Sulla rapidità del peggioramento di Maldera: «È stato immediato. Parliamo del 7-8 agosto. A pochi giorni dall’intervento. È stato fulminante».
In diretta, Roberto Pruzzo ha ricordato l’amico e compagno di squadra con parole che pesano più di qualsiasi sentenza:
«Cosa posso dire di Aldo? Il meglio possibile, veramente. Io ho litigato con tutti nella mia carriera, ma con Aldo mai. Non mi è riuscito mai di litigare con lui, neanche una volta. Il suo atteggiamento, il suo comportamento, la sua capacità di assorbire tutto e di più… non ti permettevano di arrivare allo scontro».
Una descrizione che restituisce perfettamente l’anima del terzino: «Un compagno fedele, un amico, un grande professionista. Era un riferimento anche per il mister. Era un equilibratore, un riferimento per tutti noi».
Sul ruolo in campo: «Un grande interprete di un ruolo che sta scomparendo. Prima te la dovevi fare tutta quella fascia, e lui l’ha saputo interpretare. Non si limitava all’ordinario, era straordinario. Ha risolto tante partite. Nel Milan dell’anno della stella ha fatto un sacco di gol».
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