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Italia – Norvegia, piove sul bagnato

Pio c’è: suona come un’espressione sacra, in realtà è la scelta iniziale di Rino Gattuso per l’attacco azzurro, che coinvolge modulo e aspettative, seppure la partita contro i norvegesi è ormai un ibrido a metà tra il banco di prova e l’amichevole, con degna cornice.

La pioggia intensa lucida la palla e inzuppa la barba sale e pepe del CT azzurro, ma non lava via i rimpianti per aver sottovalutato così tanto la partita d’andata contro i vichinghi, alla luce di tutto quello che è poi accaduto nel girone.

Si lancia lungo, si entra ruvido e, dai lati, si crossa teso, contro una retroguardia norvegese che sembra distratta dall’ossobuco meneghino.

All’alba dell’undicesimo giro di lancetta, Pio Esposito non è più sconosciuto nemmeno a Haaland: spalle alla porta, controlla col sinistro e, con torsione da brevilineo, si gira battendo di destro. Gol d’autore, il secondo consecutivo in azzurro.

I norvegesi non saranno al culmine delle motivazioni, dicevamo, se non altro a livello inconscio, però l’atteggiamento dell’Italia è quello giusto e la sensazione consequenziale è che il terreno allentato lo soffrano di più i carrarmati nordici che Politano e compagni.

Alla fine del primo tempo, i norvegesi hanno taccheggiato abbassando i ritmi, il cardigan di Ringhio è zuppo, a Pio forse manca un rigore, San Siro batte le mani e tiene alzato il cappuccio.

La gagliardia di Mancini, l’intensità di Frattesi, il dinamismo di Politano, l’ordine di Locatelli e via citando: è un’Italia coinvolta a livello motivazionale, a prescindere da quanto articolato sia il progetto di gioco.

Bastano una Norvegia un poco più sorniona e meno distratta e, di contro, un’Italia via via più sfilacciata, per ribaltare le sorti della contesa e capovolgere il tabellino: tanto Nusa, gol del momentaneo pareggio compreso, con un chirurgico e spietato Haaland nel finale.
Gli scandinavi legittimano il loro dominio, a questo punto. L’Italia, in attesa del sorteggio, deve continuare a riflettere su ciò che possiede e ciò che le manca e, soprattutto, su quello che darà possibile migliorare a prescindere dal materiale umano a disposizione di Gattuso.
Alla fine a San Siro piove meno, ma pur sempre sul bagnato.

Paolo Marcacci

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