L’estate 2025 ha acceso le luci del calciomercato italiano con una serie di colpi ad effetto. Colpi che hanno i nomi altisonanti di Edin Dzeko, Ciro Immobile e Luka Modric. A questi si aggiungono le voci insistenti su un possibile ritorno in Italia di Federico Bernardeschi (vicino al Bologna) e Lorenzo Insigne (accostato alla Lazio), ma per ora si tratta solo di ipotesi di mercato.
Giocatori di prestigio, con carriere illustri alle spalle, che però hanno ormai superato – o stanno per superare – la soglia dei 35 anni. Una tendenza evidente, che porta a farsi una domanda cruciale: la Serie A sta tornando grande o sta semplicemente diventando il campionato delle “seconde giovinezze”?
Dzeko, 39 anni, torna in Serie A e lo fa con entusiasmo, firmando con la Fiorentina fino al 2026, con opzione per un altro anno. “Sono molto felice di tornare in Italia, non vedo l’ora di iniziare a Firenze”, ha dichiarato il bosniaco. Numeri alla mano, il centravanti ex Fenerbahce, Roma e Inter ha ancora molto da dare: 35 gol in due stagioni in Turchia, 107 reti in Italia, un curriculum che parla chiaro.
Poco distante, a Bologna, si festeggia invece l’arrivo di Ciro Immobile, capocannoniere di Serie A in quattro occasioni, miglior marcatore italiano degli ultimi vent’anni e ottavo nella classifica all-time del nostro campionato. Il club felsineo lo celebra con orgoglio, ma il dato anagrafico resta: classe 1990, ha appena compiuto 35 anni.
E poi c’è Modric, leggenda vivente, che a quasi 40 anni abbraccia l’ultima sfida con il Milan. Arriva per diventare il leader tecnico ed esperienziale del nuovo centrocampo di Allegri. Ma col massimo rispetto per la leggenda che è stato nel Real Madrid, è un fatto abbastanza indicativo del declino del nostro campionato…
In diretta su Radio Radio Mattino – Sport e News, Xavier Jacobelli, allarga la riflessione oltre il fascino dei nomi: “Una volta i campioni stranieri sceglievano l’Italia nel pieno della loro carriera. Oggi, invece, il nostro campionato è diventato la meta finale, quella del ritorno, della chiusura del cerchio”.
Un’inversione di tendenza netta rispetto agli anni d’oro della Serie A, soprattutto nel decennio successivo al Mondiale del 1982, quando grandi stranieri arrivavano attratti dalla competitività e dalla visibilità del nostro calcio. Ora, invece, assistiamo a una “reimportazione” di nomi noti, ma spesso non più al top della forma. “La Serie A deve ancora percorrere molta strada per tornare a essere tra i primi cinque campionati d’Europa”, chiosa il giornalista.
Certo, ogni ritorno va valutato con attenzione. Il Bologna, ad esempio, inserisce Immobile in un progetto tecnico che vuole crescere anche a livello europeo, puntando su esperienza e personalità. Lo stesso vale per la Fiorentina, dove Dzeko sarà una guida per i giovani e una garanzia in zona gol.
Ma non si può ignorare l’evidenza: l’età media degli acquisti di punta è in costante crescita. La Serie A fatica a trattenere o attrarre talenti nel pieno della maturità sportiva, e il rischio è che si trasformi in un campionato di “ritorni romantici” piuttosto che di progetti tecnici ambiziosi.
Mentre Dzeko, Immobile e Modric fanno notizia, i giovani emergenti faticano a trovare spazio. L’investimento sulle nuove generazioni appare sempre più timido, e il ricambio generazionale rischia di rallentare. In un’epoca in cui Premier League, Liga e Bundesliga scommettono su talenti ventenni, la Serie A continua a guardare al passato.
Ecco perché la riflessione di Jacobelli tocca un nervo scoperto. “Bisogna analizzare caso per caso”, certo, ma il quadro generale mostra un campionato nostalgico, più interessato al “ritorno” che alla costruzione del futuro.
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