I mercati globali stanno assistendo a un indebolimento del dollaro. Ciò mette in discussione la sua credibilità come valuta di riserva e asset rifugio. Secondo alcuni commentatori, questo apre la strada a un ruolo più centrale per l’euro.
Contribuiscono a questa tendenza fattori come la deglobalizzazione, la fine del multilateralismo, il cosiddetto reshoring delle catene di fornitura. Sono termini che stanno cominciando a diventare di utilizzo comune; io ve ne parlo da un po’. Vuol dire, praticamente, riavvolgere il nastro, far finta che gli ultimi 30-40 anni siano state una stupidaggine, senza dirlo esplicitamente, perché naturalmente nessuno ammette che globalizzazione, portare le produzioni nei paesi asiatici o puntare tutto sul green siano state delle grandi stupidaggini. Ma adesso, in silenzio, lo stanno facendo.
Ci sono forti spinte geoeconomiche e geopolitiche che ridisegnano il riposizionamento strategico ed economico di vari player mondiali, riducendo – secondo molti – l’appetito per il dollaro. A tale proposito, la diversificazione delle riserve valutarie da parte di paesi come la Cina, che sta riducendo la sua esposizione al dollaro, suggerisce un crescente scetticismo verso la valuta americana. L’euro, al contrario, starebbe guadagnando terreno, per effetto di politiche economiche più stabili.
Nonostante le recenti difficoltà europee, l’euro offre un’alternativa interessante per gli investitori che cercano sicurezza e stabilità. Questo potrebbe portare a un mondo multipolare a livello finanziario, con l’euro che diventerebbe un punto di riferimento per il commercio internazionale. Insomma, si parla di una possibile ascesa dell’euro come valuta di riserva globale. Ma – e qui viene il mio commento – come vedete, queste sono le opinioni di Milano Finanza.
Il grande limite che stiamo vivendo è che, negli ultimi 30-40 anni, abbiamo pensato di parlare solo e sempre di finanza, dimenticandoci dell’economia, che dovrebbe essere il substrato della finanza. Quando vedo che l’economia crolla (l’Europa è a crescita zero), ma si stappa la bottiglia di champagne perché, per effetti geopolitici, l’euro potrebbe diventare una moneta di riserva, come in questo commento, penso: per fortuna, tra circa mezz’ora, incontrerò un’impresa, una piccola media impresa italiana, alla quale faccio consulenza strategica su cose concrete. Ieri ho visto un’azienda che fa vernici, oggi una che fa paracchiature metalliche. Insomma: aziende vere, concrete, che danno posti di lavoro e creano ricchezza vera, non finanza.
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