C’era una volta. Così iniziano tutte le fiabe. Così, probabilmente, è iniziato il percorso delle azzurre a questo europeo. Un percorso da Cenerentola, principesse fino a quasi mezzanotte, finché l’arbitro – ops, il destino – ha deciso che la carrozza doveva tornare ad essere zucca.
Poco male, a noi donne non è mai interessato troppo l’abito. Che sia zucca o carrozza, sotto casa o al campetto, l’importante è sempre stato avere la libertà di vivere il sogno di giocare a calcio. Di correre dietro a quel pallone. Sognare. “Sognando Beckham” come recitava un film cult – guarda caso inglese – promotore del calcio femminile nei primi anni 2000. E a proposito di sogni, “Il sogno continua”: così avrei voluto intitolare il nostro post al fischio finale. E anche se non ho potuto farlo, la verità è che sì, il sogno continua.
Sogno. Parola ricorrente nelle parole delle Azzurre e dello staff. “Se puoi sognarlo puoi farlo” diceva Walt Disney. E le azzurre questo sogno lo hanno prima inseguito e poi realizzato. Finalmente il calcio del nostro paese, azzurro anche per cultura, lascia spazio al rosa. Come quando il cielo si tinge delle rosee sfumature del tramonto. Senza paragoni, senza concorrenza o confronti. In un universo bellissimo in cui c’è spazio e bellezza per entrambi.
La scarpetta dai 13 tacchetti calza perfettamente nel piede delle Azzurre, dimostrando ad una nazione intera che il calcio è anche donna. E che il cielo lascia sempre spazio alle sfumature del tramonto.
Siamo tra le più forti d’Europa, e fino a poco tempo fa non lo sapeva nessuno. E forse neanche interessava a nessuno, ma chi se ne frega. Come chi se ne frega se tutti ora sono sul carro. Se questo è il carro – pardon la carrozza – in cui molti vogliono accomodarsi, vuol dire che finalmente il calcio femminile è diventato un luogo bello in cui stare. Un luogo che è nostro dovere continuare a custodire. L’importante è continuare a spingere anche mentre si gode il panorama. La zucca è finalmente diventata carrozza. Stavolta senza nessuna mezzanotte che possa spezzare l’incantesimo.
E se il futuro è ancora da scrivere, la prima parte della storia non poteva avere capitoli migliori. Scritta da tanti uomini e donne, che oggi orgogliosamente possono rivedersi nel meraviglioso percorso di questa Nazionale.
C’era una volta… il resto è ancora tutto da scrivere.
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