PRIMA ERA IL COVID, ORA IL CALDO: IL CONTROLLO PASSA DAL CORPO – In questi giorni, temperature infernali stanno investendo l’Italia e l’Europa: oltre 100 morti in Spagna, picchi di 40-41°C in diverse città italiane, incendi in corso, allarmi sanitari e bollettini da guerra climatica. A Milano si è arrivati perfino ad allestire un presidio medico sulle terrazze del Duomo. Una situazione certo complessa, ma davvero giustifica il bombardamento mediatico a base di allarmi, restrizioni implicite e numeri gonfiati? Davvero è solo emergenza, o si sta riproponendo uno schema comunicativo già visto, quello del Covid?
Bonifacio Castellane, editorialista de La Verità, intervenuto in diretta a Lavori in Corso, ha lanciato un’allerta: “Quello che stiamo vivendo oggi è lo stesso schema già visto durante la pandemia. È il trionfo della biopolitica: il potere non si accontenta più di indirizzare il pensiero, ora vuole direttamente il controllo dei corpi.”
Il parallelismo è chiaro: prima il virus, ora il caldo, ma sempre con lo stesso copione emergenziale, lo stesso linguaggio ansiogeno, le stesse prescrizioni paternalistiche (“non uscite nelle ore calde”, “state a casa”…). Tutto viene confezionato come una necessità di salute pubblica. “È passato poco dal Covid – ha detto Castellane – eppure già si replica il meccanismo: numeri fuori contesto, cause multiple ridotte a un unico colpevole, e soprattutto colpevolizzazione dell’individuo”.
Il cuore dell’analisi è spietato quanto lucido: “Con il Covid è avvenuto un salto qualitativo: il potere ha capito che può non solo condizionare il pensiero, ma imporsi sul corpo. Il cittadino diventa strumento, veicolo, oggetto da gestire, non più solo da convincere.” Castellane cita esplicitamente Foucault e il concetto di biopolitica: la gestione della popolazione attraverso il corpo individuale, non più tramite il dibattito politico o culturale.
E oggi? “Il caldo, come il virus, viene trasformato in un dispositivo di controllo. Non si può più distinguere tra reale allerta sanitaria e costruzione di una narrativa allarmista”.
Castellane non nega il cambiamento climatico, né banalizza le difficoltà ambientali. Tutt’altro: “Il problema ecologico è reale. Ma è proprio questo che rende la narrativa green così insidiosa. Su una base di verità si sovrascrive un racconto manipolatorio”.
Il punto non è negare il caldo, ma smascherare il modo in cui viene raccontato. “L’estate del 2003 è stata molto più calda di quella del 2025 – spiega Castellane – eppure oggi sembra che ogni giorno sia il peggiore di sempre. Le statistiche vengono manipolate: si prendono temperature isolate di un giorno qualsiasi di 40 anni fa per creare confronti sensazionalistici.”
Altro punto dolente: l’inquinamento. “Da quando il cambiamento climatico è diventato il tema dominante, nessuno parla più di inquinamento reale: spazzatura, plastica negli oceani, veleni nell’aria e nei fiumi. Tutti scomparsi, evaporati nella narrativa globale sul CO₂”.
E ancora: “La CO₂ viene trattata come un nemico invisibile e colpevolizzante. Se hai una Panda vecchia, sei un nemico del pianeta. Se non paghi per pannelli, auto elettriche o case green, sei un fascista ecologico.” Il green si trasforma così in una nuova forma di pressione morale, un mercato di colpa e redenzione, condito da propaganda.
Non mancano scenari inquietanti: “Sui social iniziano a circolare proposte di lockdown climatici. Smart working obbligatorio, divieti di uscita nelle ore calde, limitazioni alla mobilità… È la stessa logica dell’emergenza permanente”.
E la retorica del terrore non si ferma, fa notare Stefano Molinari: “Ora dicono che il caldo compromette la fertilità, che non si fanno più figli per colpa del clima. Ma se fosse vero, l’Africa avrebbe tassi di natalità sotto zero… È un’assurdità scientifica e sociologica”.
Il dubbio finale è inevitabile: a chi giova tutto questo? Castellane solleva la questione: “C’è una vera e propria offensiva di marketing. Chi ci guadagna sono interessi economici e politici ben precisi. In nome del clima ti impongono spese, comportamenti, stili di vita, perfino emozioni.”
Il potere si traveste da emergenza. “Non sei più cittadino: sei cliente, consumatore, target. Il clima diventa un brand.”
Senza negare i rischi del caldo o le sfide ambientali, le parole di Castellaneci ricordano un punto essenziale: la narrazione è già una forma di potere. E quando ogni estate viene vissuta come l’ultima, forse vale la pena chiederci: stiamo cercando soluzioni o solo consenso?
Perché se tutto è emergenza, niente è davvero urgente.
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