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Italia-Moldavia, Jacobelli non fa sconti: “Così siamo condannati a un altro disastro”

Il cammino dell’Italia verso i Mondiali del 2026 resta complesso e irto di ostacoli: la vittoria per 2-0 contro la Moldavia, nell’ultima uscita sotto la guida del CT Luciano Spalletti, non ha dissipato i dubbi emersi dopo il preoccupante ko con la Norvegia.

Una partita priva di mordente, in cui gli Azzurri si sono imposti più per inerzia che per reale superiorità. È mancata la scintilla, la reazione che il commissario tecnico auspicava per congedarsi con un segnale forte.

La prestazione è stata, ancora una volta, sotto tono: al 9’, addirittura, la Moldavia aveva trovato il gol, poi annullato. Soltanto un lampo di Raspadori e il raddoppio di Cambiaso a inizio ripresa hanno permesso all’Italia di portare a casa il risultato. Ma da lì in poi la squadra ha rallentato, senza mai dare l’impressione di voler chiudere con decisione il match.

Spalletti non ha nascosto la delusione: “Non è stata fatta una buona prestazione… ci siamo arrivati con il fiato corto… su 25 giocatori ce ne erano 18 mezzi e mezzi”, ha ammesso, puntando il dito sulla condizione fisica e mentale di una rosa logorata dalla stagione.

Italia-Moldavia, Jacobelli demolisce gli Azzurri: “Una squadra senza anima e senza gioco”

Nel suo consueto editoriale mattutino, Xavier Jacobelli ha tracciato un quadro impietoso ma lucido della situazione attuale.

“Di fronte a questa nuova, deludente esibizione della Nazionale, cascano le braccia. Francamente, abbiamo visto una squadra spenta, amorfa, senza anima, senza gioco. Un’Italia che ha addirittura rischiato contro la Moldavia… Che sì, ha onorato degnamente l’impegno. Ma si trattava pur sempre della formazione numero 154 nel ranking FIFA.”

Sulla condizione fisica dei giocatori: “Il discorso del logorio, della stagione usurante… ma perché per le altre squadre non lo è stata? Perché per il Portogallo e la Spagna, che abbiamo visto nella finale di Nations League, non lo è stata? Perché non lo è stata per la Norvegia? Ecco, qui sta il punto: dipende anche dallo spirito con cui ti presenti a un appuntamento così importante come una eliminatoria mondiale. Sai benissimo cosa c’è in palio. Sai benissimo come devi giocare. È una questione di orgoglio, di determinazione, di impegno. E purtroppo ieri sera abbiamo visto una squadra che un gioco non ce l’ha, un’anima non ce l’ha. È da qui che bisogna assolutamente ripartire.”

Sulle chance di qualificazione degli Azzurri: “Fermo restando il fatto che la situazione in classifica sia maledettamente complicata, perché adesso l’Italia deve fare la corsa su Israele per sperare di andare ai play-off. Questa è la fotografia della realtà, dopo il 2-0 alla Moldavia e dopo la vittoria della Norvegia in Estonia.”

Per l’editorialista di Tuttosport, però, la criticità più importante resta l’attitudine alla maglia azzurra: “È un grave problema. Ma soprattutto: se non cambia la mentalità, se non cambia l’approccio psicologico di chi va in Nazionale – anche al termine della stagione – siamo condannati a vivere un’altra vicenda molto negativa… Perché, bisogna essere realisti: con questa squadra, che non ha un gioco, non si va da nessuna parte.”

Caos panchina: Ranieri in pole, ma occhio a Pioli

All’incertezza del campo si somma quella legata alla guida tecnica. Con l’addio di Spalletti, la FIGC aveva messo in cima alla lista dei desideri Claudio Ranieri, considerato il profilo ideale per traghettare gli Azzurri fuori dalla crisi.

Tuttavia, l’ex tecnico del Cagliari non ha voluto contravvenire alla promessa fatta alla Roma, e nonostante il via libera dei Friedkin alla possibilità del doppio incarico, il testaccino ha preferito concentrarsi unicamente sul suo lavoro nella capitale.

L’alternativa ora è Stefano Pioli. Nome solido, con buoni risultati alle spalle, ma resta l’incognita legata al suo contratto con l’Al-Nassr. Sull’ex Milan, inoltre, si registra anche il forte pressing della Fiorentina, alla ricerca di un nuovo tecnico dopo le recenti dimissioni di Palladino.

Mentalità e orgoglio: serve una svolta profonda

Oltre ai nomi e alle strategie tattiche, è evidente che l’urgenza principale sia interiore. Serve una svolta mentale, un nuovo modo di approcciare la maglia azzurra. Non si può andare avanti affidandosi a scuse legate alla fatica stagionale, quando le altre Nazionali mostrano intensità e fame fino all’ultima partita.

Il play-off per il Mondiale resta ancora un obiettivo possibile, ma la strada è stretta e passa da un cambio radicale nell’atteggiamento collettivo.

L’Italia ha bisogno di ritrovarsi in fretta, prima che il sogno mondiale si trasformi, ancora una volta, in una dolorosa illusione.

Xavier Jacobelli

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