Nel suo intervento al Senato, Elena Basile ha tracciato un’analisi lucida e articolata della trasformazione della sinistra contemporanea, legandola a cause storiche, politiche ed economiche ben precise. «Questa trasformazione antropologica della sinistra non è che cade dal cielo, ha delle cause specifiche», ha affermato con fermezza. Secondo l’ex ambasciatrice, l’inizio di questo processo va rintracciato nello sganciamento del dollaro dall’oro, che ha segnato l’avvio della finanziarizzazione dell’economia. Con l’affermarsi del liberismo degli anni ’80, incarnato da Reagan e Thatcher, si è consolidata una visione economica in cui «la società del debito nasce quando, per mantenere gli standard, lo Stato si indebita con lo stesso ceto capitalistico che non può più tassare». Una dinamica paradossale che ha portato le classi lavoratrici a contribuire alla remunerazione dei capitali.
Basile lega l’erosione dello Stato sociale e del patto keynesiano alle scelte politiche maturate in Occidente nel secondo dopoguerra, scelte che ora vengono rimpiantamente riviste alla luce delle crisi attuali. «Il patto social-democratico ci aveva permesso di costruire lo Stato sociale e lo statuto dei lavoratori», ha ricordato, sottolineando come questo modello sia stato progressivamente smantellato. In chiave geopolitica, l’ex diplomatica ha posto l’accento su come le guerre moderne rappresentino una reazione al tentativo dell’Occidente di mantenere il dominio attraverso il potere del dollaro, piuttosto che accettare una riforma del multilateralismo. «L’Occidente si guarda bene dal cedere una fetta di potere con un compromesso, con una mediazione che potrebbe aiutarci ad una riforma delle Nazioni Unite», ha denunciato, puntando il dito contro la crisi del Consiglio di Sicurezza e l’incapacità di dialogare con Russia e Cina.
La senatrice ha affrontato i due grandi conflitti contemporanei – Ucraina e Gaza – evidenziando le radici storiche e le responsabilità dell’Occidente. L’espansione della NATO ha, secondo Basile, compromesso l’architettura di sicurezza europea nata con l’OSCE, ignorando le visioni più lungimiranti come quella di George Kennan. «La guerra in Ucraina è il risultato di una decisione di espansione della Nato in un quadro unipolare», ha affermato. Per quanto riguarda il conflitto a Gaza, la denuncia è ancora più severa: «Oggi siamo arrivati a una complicità occidentale con il genocidio». La senatrice ha citato la Corte Internazionale di Giustizia, sottolineando che, pur non avendo condannato Israele per genocidio, ha ritenuto tale accusa plausibile. Per Basile, parlare di genocidio non è solo un fatto etico, ma giuridico: «Scattano automaticamente delle misure, come l’impossibilità di cooperare politicamente, economicamente e militarmente con Israele».
Nelle battute finali del suo intervento, Elena Basile ha rilanciato la sfida per il futuro dell’Europa e della sinistra italiana. «L’Europa è il nostro tragico orizzonte», ha dichiarato, ribadendo che il riscatto passa attraverso una sua riforma profonda, capace di mettersi in prima linea per una mediazione diplomatica. Ha quindi rivolto un appello alle forze politiche progressiste: «Invito la sinistra del PD, di Alleanza Verdi e Sinistra, e il Movimento 5 Stelle a federare il mondo che si è ritrovato nella piazza del 5 aprile». Quel mondo, ha detto, è composto da persone che cercano un’alternativa al non voto, la più grande forza silenziosa del Paese. «Solo allora il non voto si renderà conto che c’è veramente un’alternativa per la quale votare», ha concluso, con un appello a ricostruire un campo progressista all’altezza delle sfide storiche del presente.
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