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Sport

“Così l’indice di liquidità penalizza chi non fa debiti” ▷ Intervista a Lorenzo Casini, ex presidente di Lega

Il professor Lorenzo Casini è un docente ordinario di diritto amministrativo e rettore della scuola IMT Alti Studi di Lucca. E’ stato presidente della Lega di Serie A dal marzo ’22 al dicembre ’24, è stato anche capo di gabinetto del Ministero della Cultura dei governi Draghi e Conte. Un fine conoscitore della situazione che affligge la Lazio, ma non solo: sarebbero altre sei le squadre di serie A in difficoltà coi vari indici finanziari, ma è in gioco anche la logica che regola questi ultimi.
Perché, qui che cosa è successo?

“Facciamo un passo indietro. A marzo del 2024 viene finalmente approvata dalla Federazione un’istanza che le squadre di Serie A portavano avanti da tempo, cioè avere per le squadre di Serie A un sistema di controllo uguale a quello dell’UEFA, quindi fondamentalmente utilizzare le licenze UEFA come criterio generale, anche come indicatore di controllo per le squadre di Serie A. Questo sistema, in realtà poi approvato a marzo 24, doveva andare insieme a quella grande riforma che purtroppo è imminente, ma non è ancora partita, di sostituzione della Covisoc con la commissione pubblica creata dal decreto legge Abodi nello Sport a luglio ’24 e doveva poi partire per la stagione seguente. E in effetti partirà, nel senso che a gennaio il controllo sulle squadre avrà come indicatore quello previsto dall’UEFA, il cosiddetto indicatore del costo del lavoro e dei salari e quanto si spende per giocatori, agenti e altro. Che cosa è successo quindi? Che mentre bisognava far partire questo sistema, per quest’estate sono scattati i vecchi indicatori di controllo previsti per la stagione 25-26, quindi sempre la nuova, però degli indicatori che poi non ci saranno più, in particolare due: liquidità, indebitamento.

Quello del costo allargato resterà, con valori anche molto alti, perché sono il retaggio di una progressiva crescita dell’indicatore. La liquidità allo 0,8 non era mai stato applicato negli ultimi anni, sono stati usati per verificare la situazione delle squadre e vi dico che un terzo delle squadre di Serie A, 7 squadre, si sono trovate in una situazione di difficoltà. Vale a dire, 6 sono in corsa nel blocco di mercato cosiddetto soft, cioè devono prima vendere per poter comprare; una per aver mancato i 3 indicatori, di cui uno di pochissimo, quindi lì bastava veramente forse fare qualcosa prima, invece ci si è trovati col blocco cosiddetto hard, cioè di non poter addirittura né vendere né comprare se non si va a sanare la situazione. Ora, una cosa è veramente singolare, cioè la serie A aveva chiesto espressamente di non avere questi indicatori applicati in estate quando si andava verso un sistema completamente diverso. Quindi se vogliamo non è una sorpresa, però purtroppo le regole sono rimaste e per il mercato estivo stanno creando questi problemi”.

Possiamo chiederle, professore, quali siano le altre sei squadre?

Devo dire che non ho questa informazione, so soltanto il numero perché ho chiesto di sapere se era una situazione che riguardava anche altre società e mi è stato detto che le squadre, oltre a quella che ha mancato i 3 indicatori, sono 6 e che ne hanno mancati 2 su 3, di queste 2 hanno già proceduto a ripianare e le altre 4 si trovano ancora in questa situazione di dover prima vendere per poter comprare. L’indicatore di liquidità, come avete prima ricordato, è il principale problema, perché è un indicatore che misura, in questo caso al 31 marzo, e che va a misurare in una prospettiva di 12 mesi, il rapporto tra entrate e uscite. Dev’essere chiaramente secondo quello che l’indicatore 0,8 vuol dire 80 di entrate e 100 di uscite come massimo tollerato, no? Ora, perché rischia di essere sfruttante? Primo: fotografa il 31 marzo, quindi se la situazione poi è migliorata dopo, bene, ma se ne tiene conto? E secondo – tante volte la Serie A l’ha fatto presente – la liquidità non misura la patrimonializzazione di una società: se una società ha il proprio centro sportivo, ha propri impianti, ha fatto degli investimenti importanti e quindi ha un patrimonio molto forte, questo non viene contato e magari se c’è una società che è riuscita con un’operazione anche di fondi internazionali ad avere un finanziamento a lungo termine e gli ha assicurato liquidità, di fatto ha un indice alto.

Al contempo, ci potrebbe essere una società che non ha un grande patrimonio inteso di investimenti in proprietà, centro sportivo o altro, magari ha pure avuto un finanziamento a lungo termine con un’operazione di fondi (che quindi gli ha consentito di avere per più anni una forte liquidità) e poiché questo debito lo dovrà pagare eventualmente dopo tre o cinque anni, annualmente risulta positiva come liquidità perché paga solo l’interesse di quel debito finanziario. Per dire le storture che può causare l’indice di liquidità.

Si stanno studiando dei correttivi per rendere tutto più realistico?

Sì, la risposta è sì, perché il sistema UEFA in realtà ha cercato di porre questi correttivi. Non a caso poi le squadre che comunque partecipano a competizioni UEFA, rispetto alle operazioni di mercato, l’abbiamo visto, a volte subiscono delle sanzioni e devono pagare delle penali.
Per esempio il correttivo è quello di tener conto del patrimonio e anche di questo debito. Se non viene migliorato, se non c’è un tendenziale miglioramento a quel punto scatta la sanzione. Ma aggiungo una cosa che fa capire perché a mio avviso c’è stato proprio un problema di passaggio dal vecchio al nuovo sistema. Cioè il blocco totale del mercato, quello che scatterebbe per una sola società adesso, nel nuovo sistema, quello UEFA, che partirà da gennaio e quindi a stagione in corso, si avrà soltanto in un’ipotesi, cioè se non si rispetta l’indicatore di controllo del costo del lavoro allargato, l’unico rimasto: una volta blocco soft, se la seconda volta non lo rispetti avendo peggiorato la tua situazione, quindi se non lo rispetti rimanendo uguale, sempre blocco soft. Se peggiori non rispettando, allora blocco hard, quindi colpisce che si vada verso un sistema del genere, mentre quest’estate ci siamo ritrovati con questo meccanismo che era quello vecchio.

Costo del lavoro allargato che cosa significa?

Anche gli agenti, allargato per quello. Sono tutti i costi riguardanti il personale, inteso come salari dei giocatori o anche i costi degli agenti sportivi e quindi chi viene pagato. Ora, questo è l’indice che resta anche per UEFA, che punta ad avere massimo il 70% rispetto ai ricavi e ovviamente vi rendete conto che è un valore molto alto, ma del resto le società di calcio campano giustamente di calciatori e di altro quindi è normale che sia superiore al 50% che è quello diciamo “aureo” in un’impresa o in un’istituzione. Adesso la Serie A prevederà 0,8 per il primo anno per la 25-26 e poi si passerà allo 0,7 cioè prima 80% e poi 60%.

E’ plausibile che, andando davanti a un giudice ordinario, si possa ottenere di entrare nell’ambito del famoso mercato della sanzione soft, cioè di chiudere il bilancio in parità?

Non è semplice per vari motivi. Come ricorderete, molti di voi lo sapranno, noi abbiamo avuto un precedente dove la Serie A ha portato la federazione di fronte al giudice sportivo, cioè il collegio di garanzia, e poi al Tar vincendo proprio su questi indicatori, cioè sull’indicatore di liquidità, però lì la federazione aveva introdotto di nuovo l’indicatore tra l’altro ammissivo, per potersi iscrivere al campionato e non di controllo con effetto retroattivo, quindi con un’operazione che dal punto di vista giuridico poi il giudice ha facilmente sanzionato. Qui le regole erano scritte prima, andare davanti a un giudice è una prospettiva quasi di ragionevolezza della norma, ma è un po’ più difficile poi da portare avanti, secondo me dov’è che bisognerebbe insistere è che bloccare in modo totale il mercato, addirittura in uscita, è una misura di cui noi avevamo discusso principalmente per le squadre che avessero fatto ricorso al rientro dalla crisi con concordato fiscale – ricorderete tutte le polemiche che ci sono state per alcune società che hanno fatto ricorso con l’Agenzia delle Entrate a concordato fiscale – le altre squadre dicevano: se uno ottiene uno sconto molto grosso di fatto ha un vantaggio rispetto alle altre che hanno pagato regolarmente tutti i debiti col fisco. E infatti le norme federali prevedono oggi questo, se una squadra utilizza strumenti di concordato, di rientro dalla crisi con il fisco, ha il blocco totale del mercato, quindi uno potrebbe sostenere che se non rispetti gli indicatori, peraltro con quello che si diceva del 31 marzo, il blocco totale è una misura sproporzionata, soprattutto se si dimostra una situazione di sanità, di salute del bilancio complessivo e quindi ottenere che venga interpretato come blocco soft, cioè prima vendi e poi compri come faranno le altre squadre che rientrano in quella ipotesi.

L’intervista completa è fruibile nel VIDEO.

Ilario Di Giovambattista

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