L’episodio che ha acceso gli animi durante Atalanta-Roma continua a far discutere. Dopo le dure parole di Claudio Ranieri, arriva anche la voce di Marco Gabriele, ex arbitro di Serie A, che punta il dito contro l’intervento del VAR.
“Non doveva intervenire, punto. Se c’è un tocco l’unico a poter valutare l’intensità è l’arbitro in campo. Il VAR non è autorizzato a sovrapporsi su questo tipo di situazioni”. Per Gabriele, il protocollo è stato forzato, creando un precedente pericoloso per la coerenza del sistema arbitrale.
Secondo la ricostruzione dell’ex direttore di gara, l’arbitro al VAR – essendo anche un arbitro di campo – avrebbe instillato il dubbio nel collega, chiedendogli quale tipo di contatto avesse visto: “Gli ha chiesto: l’hai fischiato per il tocco del piede o per quello tra ginocchio e coscia? Ma non doveva farlo. Non si può disquisire tra arbitro e VAR su ciò che è stato visto. Non è previsto. È chiaro che così facendo ha messo Sozza in difficoltà, costringendolo a rivedere una decisione che in campo sembrava convinta e corretta”.
Gabriele sottolinea anche un aspetto spesso trascurato: la percezione del contatto in tempo reale. “A velocità normale, quel contatto è rigore tutta la vita. Nessuno avrebbe fiatato dieci anni fa. Ora si passa tutto al microscopio e si perde il senso del gioco”. Secondo lui, l’intervento del VAR non ha solo contraddetto il giudizio di campo, ma ha anche innescato una spirale di soggettività pericolosa: “Cosa significa contatto lieve? Dove mettiamo il limite? È una zona grigia che mina la credibilità dell’intero protocollo”.
In linea con quanto dichiarato da Ranieri, anche Gabriele chiede maggiore coerenza: “Abbiamo visto tanti episodi simili in cui il VAR non è intervenuto. Perché ora sì? Le regole devono essere uguali per tutti, non si possono adattare di volta in volta”. La revoca del rigore su Koné, secondo l’ex arbitro, non è solo una questione tecnica, ma un sintomo di un problema più ampio nella gestione della tecnologia: “Se il VAR interviene quando non deve, e non interviene quando dovrebbe, allora diventa parte del problema, non la soluzione”.
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