L’intervento dei fact-checker a riportare verità non c’è stato, e allora proviamo a immaginarlo. Quello che va corretto è un titolo. La posizione è sotto un occhiello che categorizza il pezzo come “il sondaggio”, la titolatura fa: “Scontro alla Casa Bianca: gli italiani sono con Zelensky, l’88% è contro Trump”.
Poi, nel sottotitolo La Stampa riporta: “Cnn, il 52% degli americani disapprova il lavoro di Trump”.
La prima ammonizione è che quello che il quotidiano di Torino classifica come sondaggio, sondaggio non è.
Si tratta di uno studio fatto per Adnkronos focalizzato ad una sentiment analysis. Questo è tutto fuorché chiaro, se ci si sofferma sul titolo e sull’occhiello del pezzo.
• Sondaggi: Raccolgono dati tramite domande strutturate rivolte a un campione rappresentativo della popolazione. Questi dati sono diretti e rispondono a domande specifiche, ma possono essere influenzati da fattori come la formulazione delle domande o la riluttanza degli intervistati a rispondere sinceramente.
• Sentiment analysis: Analizza grandi volumi di testo, spesso dai social media, per determinare il tono emotivo (positivo, negativo o neutro) delle opinioni espresse. Non sollecita direttamente le risposte e si basa su algoritmi di linguistica computazionale e machine learning.
Se l’88% “che avversa Trump” è stato calcolato tramite una sentiment analysis, non rappresenta necessariamente un’opinione generalizzata degli italiani, ma solo quella di utenti attivi sui social media. Questo metodo non garantisce che il campione sia rappresentativo dell’intera popolazione, cioè non tiene conto di chi non ha commentato sui social ma una sua opinione la ha.
Per non parlare della polarizzazione dei dati: la sentiment analysis può essere influenzata da bias algoritmici o dall’attività di bot e utenti particolarmente vocali su certi temi. Se un utente twitta 200 volte al giorno condizionerà pesantemente l’analisi social, ma si tratta di una sola persona.
Un recente sondaggio condotto da Demos e pubblicato da La Repubblica offre uno spaccato interessante sull’opinione degli italiani. A tre anni dall’inizio del conflitto, emerge un quadro di sentimenti contrastanti e di cambiamenti significativi nelle percezioni.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che inizialmente godeva di un ampio sostegno tra gli italiani, ha visto la sua fiducia calare drasticamente. Nel 2022, oltre la metà degli intervistati (53%) dichiarava di avere fiducia in lui; oggi questa percentuale si è ridotta al 27%. Questo dato segnala un affievolimento del consenso personale nei confronti di Zelensky, anche se il supporto generale all’Ucraina come nazione non sembra essere venuto meno.
Dall’altro lato del conflitto, Vladimir Putin continua a essere una figura largamente impopolare in Italia. Solo il 17% degli intervistati dichiara di riporre fiducia nel presidente russo. Sebbene questa percentuale rappresenti un lieve incremento rispetto agli anni precedenti, Putin rimane una figura marginale nelle preferenze degli italiani.
Un elemento interessante riguarda l’ex presidente statunitense Donald Trump, che viene percepito da molti come un possibile mediatore capace di accelerare la fine del conflitto. Secondo il sondaggio, il 60% degli italiani ritiene che con Trump alla Casa Bianca la guerra potrebbe concludersi rapidamente attraverso un accordo tra Russia e Ucraina. Questo dato suggerisce che una parte significativa dell’opinione pubblica italiana vede nella sua leadership una potenziale svolta diplomatica.
Qui l’analisi VIDEO condotta con Francesco Cianfanelli, analista YouTrend
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