Dura lex, sed lex. Rispettare leggi severe? Stavolta potrebbe toccare all’OMS, ma rispetto alle leggi dell’OMS stessa.
A maggio, in occasione dell’Assemblea Mondiale della Sanità, si voterà per l’introduzione del nuovo trattato pandemico mondiale, pensato per prevenire le pandemie annunciate. Tra le tante critiche, regna il nodo della sovranità dei singoli paesi che, in caso di successo del nuovo regolamento, dovranno riconoscere l’Organizzazione come “autorità di indirizzo e coordinamento del lavoro sanitario internazionale”.
Nuove pandemie e nuove regole. O forse no, visto che misure restrittive come mascherine e lockdown sono tutt’oggi riconosciute dalla cosiddetta comunità scientifica come strumenti che hanno contribuito a fermare il Covid. Il metodo d’azione per eventuali emergenze si saprà a maggio. Tuttavia ci sarebbe un intoppo non indifferente: la votazione stessa potrebbe non essere in regola con le sue stesse leggi.
“La Costituzione dell’OMS e il suo stesso regolamento sanitario internazionale vietano il voto“, dichiara il senatore Malcolm Roberts al Senato australiano. “L’articolo 55 del Regolamento Sanitario Internazionale richiede che tutte le questioni in votazione siano diffuse quattro mesi prima. Siamo a due mesi dal voto e dalla richiesta di informazioni da parte del Dipartimento della Salute si evince che le modifiche sono ancora in elaborazione. Il requisito della notifica anticipata che dovrebbe consentire ai Paesi membri di avere il tempo necessario per discutere e decidere, non è stato rispettato“.
Roberts si rivolge poi direttamente al ministro della Salute Mark Butler: “Chiedo al ministro della Salute di riconsiderare il voto sulle modifiche dell’OMS perché sarà impugnato presso la Corte internazionale di giustizia sanitaria“.
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