Un rigorino ino ino non può costare due punti così pesanti come quelli che il Milan ci rimette per un impatto in area come quello che porta Orsato a decretare il tiro dal dischetto trasformato da Koopmeiners. Poi il Milan, bisogna dirlo, fa tutto molto bene e meglio rispetto a tante altre partite, soprattutto con più continuità, fino all’ingresso in area, dove i guanti di Carnesecchi – parecchio bravo ma non è una novità – e un po’ di mancanza di concretezza vanificano una delle serate più ispirate in assoluto di Rafa Leao.
Menzione di merito, nel Milan, per Adli, a tratti ispiratore delizioso, a un tocco palla a terra.
Un’Atalanta alla quale si cuce ancora una volta su misura la metafora del dentista espressa da Pep Guardiola, per quanto non in una delle sue serate più fulgide, alla fine rivendica con tattica saggezza che dal punto di vista orobico il pareggio non è immeritato. Peraltro, ai bergamaschi è un po’ mancato il punto di riferimento avanzato, anche dopo l’ingresso di Scamacca.
Nella squadra di Gasperini, i complimenti li merita fra gli altri un De Roon da cattedra universitaria a livello di ritmi dettati nello sviluppo del gioco.
Più scorbutica si fa la gara, più la Dea la congela, con il contraltare delle amarezze rossonere per un Milan che alla fine manca l’appuntamento con il “Carpe diem”.
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